Maestra di Monza in carcere in Ungheria, raccolta firme per Ilaria Salis: le parole del papà

Da undici mesi Ilaria Salis, monzese di 39 anni, insegnante a Milano, è detenuta nel carcere di Budapest, in attesa di giudizio. Parla il padre.
Monza Ilaria Salis
Monza Ilaria Salis in una foto data al Cittadino dal papà

Da undici mesi Ilaria Salis, monzese di 39 anni, insegnante a Milano, è detenuta nel carcere di Budapest, in attesa di giudizio. La donna è stata arrestata l’11 febbraio 2023. Aveva partecipato a una manifestazione in risposta al Tag der Ehre, un raduno che si svolge ogni anno a Budapest e a cui prendono parte gruppi neonazisti provenienti non solo dall’Ungheria ma anche da Polonia e Germania.
Una manifestazione che anche lo scorso anno ha registrato numerosi scontri tra i partecipanti e le forze dell’ordine. La monzese, che si dichiara innocente, è accusata di aggressione ai danni di due manifestanti, entrambi dimessi dopo le medicazioni con prognosi di 5 e 8 giorni. Per quei fatti ora Ilaria Salis rischia una pena fino a 24 anni di carcere.

Maestra di Monza in carcere in Ungheria raccolta firme per Ilaria Salis: «Parliamo con lei 70 minuti a settimana»

Inizia così l’odissea della maestra monzese, ancora detenuta nel carcere Fovàrosi Bv. Intézet di Budapest. A raccontarla è stato il padre della donna, Roberto Salis, durante una conferenza stampa organizzata in Senato e promossa dalla senatrice Ilaria Cucchi, per accendere i riflettori sulla sorte di Ilaria e chiedere al Governo un impegno perché possa essere riportata in Italia al più presto.

«Non abbiamo avuto alcun contatto diretto con per sei mesi – racconta Roberto Salis Dallo scorso 6 settembre possiamo finalmente parlare con lei settanta minuti alla settimana. Le raccontiamo del grande affetto che sta raccogliendo la sua vicenda, dell’interesse mediatico che ha acceso ma anche della vita normale». Piccoli frammenti di “normalità” seppur via telefono, in un contesto che Salis non fatica a definire l’inferno.

Maestra di Monza in carcere in Ungheria raccolta firme per Ilaria Salis: il sequestro dei vestiti

Dopo l’arresto a Ilaria sono stati sequestrati i suoi vestiti. In cambio le hanno dato abiti sporchi mentre si trovava ancora in questura, e un paio di stivaletti con tacco a spillo, nemmeno della sua taglia.
«Così abbigliata ho dovuto partecipare all’udienza di convalida», racconta nella lettera inviata al consolato d’Italia a Budapest il 2 ottobre. Il primo pacco con abiti e biancheria puliti le è stato consegnato dopo cinque settimane dall’arresto.

«Il primo interrogatorio è stato fatto il 28 febbraio senza la presenza di avvocato e interprete», continua il padre che racconta anche della presenza di zecche nel materasso che più volte hanno procurato lesioni alla figlia, di topi e scarafaggi.
«All’arrivo in cella non le hanno consegnato il kit per l’igiene, e per due mesi nemmeno gli strumenti per poter pulire la cella. Mi chiedo davvero come abbia fatto a resistere».

Dopo mesi di silenzio (anche da parte delle istituzioni, come conferma Roberto Salis), la famiglia ora chiede «quali siano state le rimostranze ufficiali presentate alle autorità ungheresi in protesta per le violazioni subite da Ilaria, quali le azioni diplomatiche fatte e previste per ricondurre le accuse alla effettiva gravità dei fatti».

Maestra di Monza in carcere in Ungheria raccolta firme per Ilaria Salis: la petizione e il sindaco

Gli ex compagni del liceo Zucchi hanno avviato una raccolta firme ed è attiva anche una petizione su change.org (che ha superato le 30mila adesioni) promossa dalla famiglia per chiedere che Ilaria possa essere trasferita in Italia per la detenzione cautelare.
Della vicenda si è interessato anche il sindaco, Paolo Pilotto, ex insegnante di Ilaria durante gli anni del liceo, che ha incontrato Roberto Salis martedì scorso: Ho dato la mia disponibilità alla famiglia per farmi tramite, qualora me lo chiedessero, con i rappresentanti del Ministero degli Esteri, ma anche con personalità delle istituzioni e della politica che potrebbero essere utili per la causa».