L’ultimo saluto a Enrico Celeghin, l’applauso e il grazie di PizzAut a un “gregario dell’amore”

A Limbiate giovedì pomeriggio l'ultimo saluto a Enrico Celeghin: le parole di Monsignor Raimondi, il grazie e l'applauso di tutta PizzAut.
Enrico Celeghin
Enrico Celeghin

Un gregario dell’amore. Così Monsignor Luca Raimondi, padre spirituale e amico di PizzAut, ha voluto ricordare Enrico Celeghin, volontario e braccio destro di Nico Acampora nella creazione della prima pizzeria in Italia gestita da ragazzi autistici. Se ne è andato improvvisamente per un malore, domenica mattina lasciando un vuoto profondo nella sua famiglia: la moglie Luisa, i figli Gaia e Matteo, detto Matteone.

Ha lasciato un vuoto in tutta quella che negli ultimi anni è stata una sua seconda famiglia, PizzAut, a cui ha dedicato forze ed energie, stando sempre un passo indietro.

L’ultimo saluto a Enrico Celeghin, funerali giovedì pomeriggio nella parrocchia di Limbiate

C’erano tutti, giovedì pomeriggio nella parrocchia di San Giorgio a Limbiate, i ragazzi della brigata con i loro cappucci rossi, le magliette, c’erano tutti i volontari anche loro riconoscibili da piccoli segni che dicono il senso di appartenenza al gruppo.

Nella scelta della lettura dal Profeta Isaia tanti i riferimenti alla vita di Enrico degli ultimi anni con l’immagine di quel banchetto celeste con cibi e vivande succulenti e vini raffinati: «Ti toccherà lavorare anche in paradiso– ha detto Raimondi ti vedo già all’opera, dietro le quinte, gregario di quell’amore che è ciò che ci rende più simili a Dio».

L’ultimo saluto a Enrico Celeghin, Monsignor Raimondi: «Non possiamo scegliere il nostro destino, ma possiamo dargli un senso»

Gregario d’amore è l’immagine che meglio racconta l’impegno silenzioso di quest’uomo che ha lavorato in silenzio perché PizzAut diventasse realtà, macinando chilometri, senza apparire, dando sostegno ad un sogno di dignità e lavoro per suo figlio Matteo e per tutti gli altri ragazzi speciali.

«Non possiamo scegliere il nostro destino – ha concluso Monsignor Raimondi – ma possiamo e dobbiamo dare senso ad esso. Tu Enrico lo hai fatto».

Per volontà della famiglia nessun discorso di commemorazione alla fine della cerimonia funebre, solo un “Grazie Enrico” che ha risuonato nella navata e un lunghissimo applauso che aveva il sapore di un abbraccio.

L'autore

Il primo articolo a 13 anni e non ho più smesso. Al Cittadino dal 1992 ho scritto po’ di tutto con un amore incondizionato per Parco e Villa reale. Leggo molto e sono nella giuria del Premio Brianza.
Mi piace raccontare storie e possibilmente buone notizie. Le mie buone notizie sono i miei quattro figli e la nipotina!