Michael Albasini della Nazionale Svizzera di Danilo Hondo in una volata che sembrava, negli ultimi metri, disegnata per Francesco Gavazzi dell’Androni, finito invece alle spalle anche di Marco Canola della Nippo Vini Fantini. Poi due tra i favoriti della vigilia, Alberto Bettiol con la pettorina della Nazionale e Simone Ponzi della Ccc. Il riassunto agonistico della 71ma Coppa Agostoni premia così l’esperienza di Albasini, 37 anni a dicembre, primo sul podio che due anni fa era stato del 44enne Davide Rebellin. Vano il tentativo di allungo di Perichon e Mosca ai meno 12, riassorbiti negli ultimi mille metri dopo una fase finale di gara che aveva visto Egan Bernal, il gioiellino di Gianni Savio, tra gli assoluti protagonisti.
Così dopo 9 anni il successo sconfina dalla frontiera tricolore. Anche se alla partenza gli occhi dei più sono proprio sulla Nazionale azzurra di Davide Cassani e Marino Amadori, oltre che per l’ampio ventaglio di team italiani che tra Professional e Continental compongono buona parte del gruppo, con Bora e Bahrein alfieri dei World Team.
Eppure la Coppa Agostoni è innanzitutto Brianza, almeno per chi queste strade le vive tutti i giorni. Come Marco Tizza, da Nova Milanese, della Gm Europa Vini. Splendido sesto al traguardo: «È la terza volta che la corro, ma sono sempre molto emozionato. Anche se queste strade le conosco molto bene». Concetto ricalcato da Luca Wackermann, della Bardiani Csf. Lui che è cresciuto alla Polisportiva Molinello di Cesano Maderno e che è rappresentante di quella famiglia che con i fratelli Marco, Sara ed Elisa tanto ha dato al ciclismo dilettantistico lombardo. In attesa di Anna, la più piccola di famiglia, oggi di 8 anni. «Sono di Rho, ma queste strade le ho percorse per anni, anche se oggi vivo in Toscana. Nel 2013, alla prima edizione, ero in maglia Lampre e sono caduto, provocandomi un taglio suturato con otto punti. Ma oggi sarà importante stare là davanti», si prefigge prima del via. Promessa poi mantenuta, almeno per la prima parte di gara. Ma al chilometro zero c’è dell’Agostoni c’è anche quel Matteo Pelucchi da Giussano che una volata sul traguardo lissonese un pensiero ce l’aveva fatto. «Un po’ tutta la squadra, almeno quella che ha corso la Vuelta, si è presentata in affanno», ha spiegato però il suo compagno di squadra Cesare Benedetti. «Siamo stati tutti afflitti da un virus intestinale che non ci ha permesso di presentarci al meglio a questa gara»