Lissone: pietra d’inciampo per Bettega, partigiano deportato che giocò nella Pro

A Lissone è stata inaugurata la pietra d’inciampo sistemata vicino allo stadio della Pro dedicata a Mario Bettega, partigiano che morì nel campo di concentramento di Mauthausen. Tutte le foto della cerimonia , della mostra fotografica sul sonno della ragione e del teatro dell’Instabile “Il lavoro rende liberi”
Posa della prima pietra d’inciampo a Lissone, all’entrata del campo della Pro
Posa della prima pietra d’inciampo a Lissone, all’entrata del campo della Pro Gianni Radaelli

Grande partecipazione per la posa della Pietra d’inciampo dedicata a Mario Bettega, morto nel campo di concentramento di Mauthausen. Come ha ricordato il nipote, suo omonimo: “Tutti i giovani che entreranno allo stadio della Pro Lissone vedendo questa Pietra dovranno ricordare che Mario era un ragazzo come loro amante del pallone ma soprattutto che credeva nella democrazia e ha perso la vita per questo”.

La scelta di posare la Pietra proprio dove si trova lo stadio è stata fatta perché, in quegli anni, Mario era un grande attaccante in forza alla Pro, aveva fatto un provino per giocare nel Genoa. Come lui il fratello Umberto, arrestato e morto nella prigione di Monza prima di essere trasferito nei campi di concentramento.

Due giovani operai che hanno scelto di aiutare i partigiani e per questo hanno perso la vita. Alla cerimonia presenti numerosi rappresentanti dell’amministrazione e delle associazioni locali, così come i ragazzi del comprensivo di via Mariani e del comprensivo Montalcini, che si sono esibiti suonando e leggendo dei brani che hanno colpito e commosso i presenti. Per la posa presente l’autore tedesco con i referenti del comitato per le pietre d’inciampo.

Come ha ricordato lo storico Pietro Arienti: “ Lissone é una delle città della Brianza che maggiormente ha dato il suo contributo alla resistenza e per questo ha molti caduti (6) per la resistenza. Tutti hanno un segno in città, invito le scuole per il futuro a pensare ad un itinerario dei segni della resistenza in città. É solo con la conoscenza, anche cruda, che si può ricordare”. Lo stesso primo cittadino Concettina Monguzzi ha ricordato la storia di questo giovane lissonese.