Più che rabbia, c’è determinazione nelle parole del papà di Elio Bonavita raccolte in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera. Corrado Bonavita è determinato nel riportare a casa dall’ospedale Niguarda la moglie Nunzia, gravemente ferita nell’incidente di viale Brianza del 22 marzo. La carambola di auto in cui è morto il figlio 14enne. Ed è determinato a creare una Fondazione sulla sicurezza stradale. Perché così come sono, le cose non vanno bene.
«L’avvocato me l’ha già detto. Nessuno dei due automobilisti farà un giorno di galera. Hanno preso multe per poche centinaia di euro. Le patenti sono state ritirate ma tanto le riavranno a breve. Persone famose, come Renzi e Alfano, avevano subito promesso l’introduzione del reato di omicidio stradale. Non ho sentito più nulla (…) E anche se approvano il reato non sarà retroattivo. Ma c’è l’impunità, uno non rischia nulla, allora va forte e se provoca un incidente scappa e nemmeno soccorre, sapendo che passerà guai limitati. Come successo con Elio», ha detto Corrado Bonavita, 43 anni, al giornalista Andrea Galli.
Trasferito con la famiglia a Villasanta da poco tempo, l’uomo ha parlato del figlio, del suo carisma, della facilità con cui si era inserito a scuola e nella squadra di calcio. E poi dell’affetto ricevuto dalla comunità di Villasanta, ma non solo.
«Vorrei evitare che si faccia gossip. Se devo dir qualcosa, ti dico che debbo ringraziare un mare di gente. Mi hanno scritto dalla Sicilia, dal Friuli. Mi hanno mandato buste con soldi. Al funerale eravamo in quattromila. La sera mi inviano messaggini genitori sconosciuti per la buonanotte. Io resisto. Devo resistere. Per mia moglie. Per l’altro figlio. Per Elio (…) Ti dico questo: spero che la giustizia non prenda in giro Elio. Che non lo offenda. E basta. Voglio creare una Fondazione sulla sicurezza stradale. Con Nunzia. Ma più avanti. Adesso la riporterò a casa: sono al mondo per questo motivo».