Una lettera inviata da una quarantina di dipendenti di RetiPiù qualche giorno prima dello scorso Natale all’amministratore delegato di Aeb, Lorenzo Spadoni e per conoscenza a Loredana Bracchitta, presidente; Luca Avanzi, responsabile risorse umane; Mario Borgotti, direttore generale e alle Rsu e organizzazioni sindacali, conteneva alcune “questioni aperte che ci distolgono dall’auspicato clima di serenità”.
Interpellata la presidente Bracchitta s’è limitata a rispondere che “è in corso un’interlocuzione” e di rivolgere una richiesta specifica a chi si occupa delle relazioni per Aeb “Community group” (rimasta finora senza risposta).
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Se l’azienda non si è (ancora) espressa, a fornire qualche spiegazione in merito sono state le organizzazioni sindacali. Davide Ferrario (Cgil) ha spiegato: “Dopo Natale abbiamo iniziato ad affrontare la questione in cui sono coinvolti i dipendenti di Aeb, Gelsia e Reti+. Due finora gli incontri, in cui si è iniziato a valutare quali sono i punti di differenza tra i dipendenti di A2A e quelli di Aeb-Gelsia. Da parte di Aeb abbiamo notato la disponibilità ad armonizzare i punti oggetto delle richieste. D’altronde quando avvengono queste fusioni si cerca sempre di prendere il meglio e A2A e molto più importante e grossa di Aeb. Si sta cercando di trovare un punto di equilibrio su ogni singolo tema. Un elemento positivo è che noi organizzazioni sindacali stiamo ragionando assieme ai vertici di Aeb”.
I temi sono spiegati nella lettera: “Col percorso di aggregazione-assorbimento abbiamo sentito parlare spesso di sinergie e benefici che il gruppo Aeb avrebbe ottenuto e dei risultati che in termini di Ebitda e utili sul bilancio consolidato di gruppo, avvalorati anche dalle diverse dichiarazioni rilasciate nei vari virtual meeting. Siamo stati rassicurati che non ci sarebbero stati trasferimenti di personale, ma 19 dei nostri colleghi sono stati trasferiti in Aeb. Siamo stati rassicurati che il gruppo non avrebbe ceduto alcun ramo e che nessuno avrebbe perso il posto di lavoro, ad oggi queste affermazioni sono state categoricamente smentite dai fatti”.
E ancora : “C’è l’impressione che lo stile di governance di gruppo sia orientato a garantire gli interessi di una sola parte degli stakeholders (portatori di un interesse specifico) interni, accantonando gli interessi del personale dipendente che dovrebbero essere considerati stakeholders interni primari, in quanto la loro attività è alla base della creazione di valore per tutte le categorie sia interne che esterni all’azienda”.
“C’è la sensazione che si stiano rallentando sine die le assunzioni del personale in maniera non sostenibile per garantire il turnover con l’effetto di conseguire un risparmio sulla “voce personale” generando eccessivi carichi di lavoro sulle risorse disponibili”.
“La posticipazione di oltre un anno di tutte le armonizzazioni in favore dei lavoratori ha prodotto un utile di gruppo, ma non ha portato benefici alla forza lavoro che lo ha generato”.
“L’attuale governance ha dimostrato che è in grado di prendere ciò che vuole senza mediare in trattative”.
“Da oltre un anno A2A è entrata nel nostro gruppo societario assumendo la direzione ed il coordinamento di quello che era il gruppo Aeb, chiedendo a tutti noi di adeguarci alle metodologie di lavoro di A2A generando rilevanti cambiamento nel nostro modus operandi”.