L’editoriale: un presidente o un liquidatore?

Le elezioni provinciali alle quali saremo chiamati, come monzesi e brianzoli, i prossimi 6 e 7 giugno saranno sicuramente le prime ma anche, molto probabilmente, le ultime. Ovvero la beffa più atroce, la presa in giro più scandalosa, per un territorio che da più di trent’anni aspettava di avere una propria autonomia amministrativa, un proprio governo sovracomunale, una serie di servizi, di strutture, di uffici periferici decentrati dello Stato per aiutare i cittadini e le imprese a non perdere tempo e denaro in spostamenti e vessazioni burocratiche.

Non bastasse la scelta di un candidato alla presidenza, da parte del centrodestra, arrivata per «risulta» dopo la definitiva partita a risiko o monopoli in quel di Arcore tra Berlusconi e Bossi assistiti dai rispettivi colonnelli. Non bastassero le valanghe di voti mietuti e raccolti ad ogni tornata elettorale da paracadutati prodighi di promesse e solenni giuramenti di fedeltà alla causa (sto preparando l’elenco) in cambio di un posto al sole in Parlamento o in Regione o in Provincia (di Milano). Non bastasse che la decisione sia stata presa, per l’ennesima volta, al di sopra e al di fuori della Brianza (villa San Martino di Arcore è una sorta di enclave, di sede extraterritoriale del Governo e del Parlamento).

Non bastasse che è stato di fatto imposto anche agli alleati come candidato Dario Allevi, vicesindaco di Monza ma nato a Roma ed esponente di Alleanza Nazionale, erede del Movimento sociale italiano, a sua volta erede di quel fascismo che nulla ha a che spartire con la storia politica di questo territorio. Non bastasse che si tenti di mascherare la scelta con il fatto che An è ormai sciolta e dunque esiste solo il PdL (Popolo della Libertà, di tutti meno che dei monzesi e brianzoli). Non bastasse che il reggente nazionale di An e ministro della Difesa, ora triumviro del Pdl, Ignazio La Russa venisse poche settimane fa a Monza per annunciare senza mezzi termini l’abolizione delle Province davanti a sindaci ed esponenti di partito che si fregiano dei titoli di coordinatori «provinciali» senza che nessuno battesse ciglio.

Non bastasse tutto questo, dopo i roboanti proclami televisivi e giornalistici, dopo le campagne di stampa orchestrate, dopo le ineffabili dichiarazioni di questo o quel leader, il governo di centrodestra del brianzolo, di casa e ufficio, Silvio Berlusconi pare deciso a fare tabula rasa delle Province. Il ministro Brunetta che pare votato alla santa causa di tagliare gli sprechi della pubblica amministrazione ha infatti anticipato che nei prossimi giorni, la prossima settimana, il consiglio dei ministri varerà un provvedimento, predisposto addirittura dal collega e leghista Maroni, con il quale per l’appunto le prossime elezioni provinciali saranno le ultime.

Perchè dalla successiva legislatura saranno i sindaci dei Comuni (nel nostro caso 50 o addirittura 55) compresi nel territorio delle Province a ricoprire anche il ruolo di consiglieri provinciali mentre il primo cittadino della città capoluogo (ergo Monza) sarà automaticamente il presidente della Provincia. La quale sarà così svuotata di ogni aspetto istituzionale e ridotta ad un ente sovracomunale. Magari già che ci sono toglieranno via via tutti gli uffici periferici dello Stato che peralto qui in Brianza non sono ancora e mai arrivati, anzi quelli che ci sono vengono declassati in attesa di cancellazione. Per cui è più che lecito chiedersi se il 6 e 7 giugno andremo ad eleggere un presidente o un liquidatore di una Provincia che resterà un sogno incompiuto, anzi tradito.

Già perchè il candidato del centrodestra non potrà che mettersi sull’attenti ed obbedire. E con lui tutta la corte di nani e ballerini, gazzettieri e trombettieri, che già gli si sono affollati intorno ma che di fronte al diktat dell’abolizione delle Provincia in nome e per conto si sono costruiti carriere e posti di potere sono diventati muti, afasici, sono scomparsi letteralmente, fantasmi politici dei quali arrivano dichiarazioni preconfezionate, surgelate, liofilizzate. Tutti a cuccia, tutti in fila per due con il resto di quattro. Sinceramente sono curioso di conoscere quale sarà il programma elettorale di siffatto candidato che al momento ha rimandato ogni dichiarazione alla conferenza stampa di presentazione in programma lunedì.

Stupisce anche il comportamento della Lega che ha sacrificato Monza sull’altare di altre Province malgrado per questa Provincia si sia speso sin dall’inizio lo stesso Umberto Bossi e sin qui tutti i suoi uomini migliori. Un tace e acconsente che sa quasi di resa, di bandiera bianca. A casa nostra, ormai è chiaro, non saremo mai padroni. Continueremo ad andare con il cappello in mano a Milano piuttosto che a Roma a pietire aiuti ed interventi portando in dono le uova della gallina d’oro Brianza. Ahimè nemmeno il candidato del centrosinistra che ha ben altre credenziali potrà fare molto a sua volta, se eletto, di fronte alla decisione del Governo di procedere come annunciato.

La delusione, l’amarezza, il disincanto, il disgusto, il dolore per la totale mancanza di rispetto verso tutti coloro che per anni hanno lavorato e lottato ma, allo stato dei fatti, invano e inutilmente sono totali. Ma anche per il silenzio, l’indifferenza, i tanti «vorrei ma non posso parlare» che anche e soprattutto nelle file del centrodestra albergano e affiorano. Ma anche per la mancanza di reazione da parte delle forze sociali, economiche, culturali, imprenditoriali, delle professioni che pure hanno creduto e trascinato la politica alla conquista della Provincia. Il 6 e il 7 giugno ci saranno le elezioni, l’8 giugno si conoscerà il vincitore, il presidente o il liquidatore, e non sarà un giorno di festa. Sarà il giorno della sconfitta, annunciata. Il giorno più nero della Brianza.
Luigi Losa