L’allarme lo lanciano tutti insieme gli operatori delle residenze sanitarie assistenziali della Lombardia: mancano infermieri nelle strutture. Una carenza denunciata da anni, e che la pandemia ha drasticamente acuito.
«Durante questi mesi di emergenza gli ospedali hanno cercato personale anche tra gli operatori delle rsa – dice Davide La Greca, direttore della rsa San Francesco di Nova Milanese e presidente di Arsa, l’Associazione delle rsa di Monza e Brianza che comprende 23 strutture su tutto il territorio provinciale per oltre duemila posti letto -. I contratti collettivi proposti dagli ospedali sono economicamente più vantaggiosi per i professionisti e per questo, e legittimamente, molti infermieri hanno scelto di passare alle strutture del servizio pubblico lasciando il loro posto nelle rsa. Questo è successo più o meno in tutte le residenze lombarde e ora, prima che il problema diventi ingestibile, chiediamo l’intervento delle istituzioni per porre un freno a questo esodo. Per questo abbiamo scritto alle prefetture, perché si facciano da intermediarie direttamente con il governo».
Durante i mesi della pandemia in ognuna delle residenze sanitarie il personale infermieristico è calato dal 10% fino al 30%. Un ammanco che ha costretto le direzioni delle strutture a correre ai ripari.
«Abbiamo chiamato a raccolta le associazioni di categoria rappresentative degli erogatori socio sanitari per definire una linea comune – spiega La Greca -. La campagna di assunzioni da parte del servizio pubblico, che tutti da anni auspicavano, non è stata preceduta da una reale campagna di programmazione e ad oggi l’esodo di tali figure del settore socio sanitario lascia completamente scoperta l’assistenza nelle strutture socio sanitarie».
La pandemia ha innescato poi anche un altro problema. Prima del Covid – 19 era comune l’accesso nelle rsa di infermieri provenienti da Paesi comunitari e anche extracomunitari. Ora la difficoltà negli spostamenti tra Stati ha bloccato anche quel bacino di professionisti.
«È necessario trovare una soluzione fin da subito, prima che il problema possa inficiare sui servizi erogati dalle rsa. Occorre evitare che gli ospedali continuino a prendere infermieri dalle strutture del territorio – conclude La Greca -. Allo stesso tempo c’è già qualcuno che è corso ai ripari, come la regione Veneto che ha istituito la figura del super oss, un operatore in grado di affiancare gli infermieri nelle loro mansioni. Ma questo è solo un palliativo». Per il prossimo 28 giugno le associazioni di categoria regionali hanno una conferenza stampa per illustrare il problema.