Lambro, l’accusa di Legambiente: «Abbandonato dalle istituzioni»

Una lettera aperta da parte del presidente del circolo Legambiente di Monza, Atos Scandellari, per fare il punto sul rischio idraulico della città dopo la grande paura di mercoledì 25 giugno. Una “spada di Damocle”, quella del rischio idraulico che, secondo Scandellari, “pende sul nostro territorio”.
Il fiume Lambro a Monza durante l’alluvione del 25 giugno 2014
Il fiume Lambro a Monza durante l’alluvione del 25 giugno 2014

Una lettera aperta da parte del presidente del circolo Legambiente di Monza, Atos Scandellari, per fare il punto sul rischio idraulico della città dopo la grande paura di mercoledì 25 giugno. Una “spada di Damocle”, quella del rischio idraulico che, secondo Scandellari, “pende sul nostro territorio”.

“Quattro ore di pioggia intensa in Brianza hanno portato, con una impressionante velocità, l’innalzamento del livello del nostro fiume. All’idrometro di Peregallo il livello delle acque è salito, in solo un’ora, di ben 2 metri. Con gli ulteriori contributi degli sfioratori della rete fognaria monzese le acque del Lambro hanno allagato i prati del Parco e molte cantine dei condomini cittadini. Occorre agire in fretta per porre in sicurezza la nostra città. Non è solo con opere idrauliche di un milione di euro che si possono prevenire danni maggiori. Occorre un diverso rapporto con l’ambiente e una più accorta politica urbanistica a livello cittadino e sovracomunale. In una provincia con il 60% di territorio urbanizzato occorre dire stop al consumo di suolo e procedere con il potenziamento degli impianti che smaltiscono le acque meteoriche. Occorre prevenire il problema prima che arrivi al fiume”.

Scandellari ricorda l’esistenza di un “Contratto di fiume Lambro”, al quale tutti i comuni della valle hanno aderito formalmente, che dovrebbe gestire questi problemi: “Ma agli incontri operativi sono presenti solo le associazioni locali per raccomandare la salvaguardia del territorio alla Regione Lombardia ed al Parco Regionale Valle Lambro. Tutti gli altri enti istituzionali si sono defilati”.

E infine, uno sguardo ai danni: “La nostra oasi è stata quasi tutta sommersa da oltre 20 centimetri d’acqua lasciandoci in ricordo tanti rifiuti vegetali, raccolti dall’alveo a monte perché abbandonati dall’uomo, e una spanna di fango. Fortunatamente le strutture sono ancora intatte grazie ai residenti ed ai volontari”.