La volta di Shirin Ebadi ad Albiate Premiata col “Vittorino Colombo”

Giovedì 16 maggio, ore 20.45: Shirin Ebadi è la seconda ospite delle “Primavere di Monza”. Non è però la sua prima volta in Brianza. Nel 2007 è stata premiata ad Albiate con il riconoscimento intitolato al senatore Vittorino Colombo. Ecco perché.
L’avvocato iraniano Shirin Ebadi
L’avvocato iraniano Shirin Ebadi

Giovedì 16 maggio, ore 20.45: Shirin Ebadi è la seconda ospite delle “Primavere di Monza”. L’avvocato iraniano, premio Nobel per la pace nel 2003, è attesa nella chiesa di San Pietro Martire (leggi). Non è però la sua prima volta in Brianza. Già protagonista di diversi incontri in tutta Italia, nel 2007 è stata premiata ad Albiate con il riconoscimento intitolato al senatore Vittorino Colombo. Ecco perché.

“Il Premio Internazionale “Vittorino Colombo” viene assegnato quest’anno a Shirin Ebadi, una delle più note intellettuali iraniane. Con la sua attività di avvocato, docente universitario e attivista dei diritti umani ha espresso un anelito straordinario alla libertà, al rispetto delle donne, dei bambini e di tutte le persone più deboli di fronte alla legge, e all’alta considerazione dell’uomo e della sua dignità. Alla Giuria del Premio preme sottolineare alcuni aspetti della figura della dott.ssa Ebadi. In un’epoca di incomprensioni e di conflitti – più o meno latenti – fra civiltà, Shirin Ebadi ha saputo dimostrare come il coraggio delle proprie idee, delle proprie convinzioni e delle proprie azioni, riesca a cambiare, e a rendere migliore, il nostro mondo.

La dott.ssa Ebadi ha lottato e lotta per far comprendere come il rispetto dei diritti fondamentali – come la libertà di pensiero e di parola, quello all’integrità fisica e al rispetto individuale – possa sposarsi con un’identità religiosa, che è possibile intendere laicamente e in un’ottica storica.

La motivazione

Con la sua intensa attività di conferenziere in Europa sta facendo venire alla luce la ricchezza culturale di una società come quella iraniana, che troppo a lungo siamo stati abituati a considerare compattamente tetragona ad ogni dialogo.

Nel segno del dialogo e del rispetto delle altre identità ha affermato che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è un traguardo di civiltà a cui tutti gli uomini, indipendentemente dalla religione o dalla propria posizione ideologica, devono guardare. Anche nei rigori del regime iraniano – da cui è stata

anche incarcerata – ha saputo mantenere dignità e coerenza sfidando la paura, una paura accettata quale componente della vita quotidiana di milioni di cittadini, e avendo il coraggio di lottare per un futuro diverso.

Nata nel 1947 ad Hamedan, nella parte nord-occidentale dell’Iran, Shirin Ebadi è cresciuta nella Teheran dello scià Rezha Palevi. La sua famiglia è formata da musulmani osservanti e suo padre era un noto professore universitario, specializzato in diritto commerciale. Entrata in magistratura nel 1969 dopo la laurea in legge e dopo vari incarichi nell’ambito del Dipartimenti di Giustizia, dal 1975 al 1979 è diventata Presidente di una sezione del tribunale di Teheran.

Nel frattempo continua la sua specializzazione all’Università della sua città, ottenendo un dottorato in diritto civile. Alla fine degli anni ’70 l’Iran è attraversato dai venti della Rivoluzione khomeinista: quando nel 1979 gli ayatollah salgono al potere si ritrova da un giorno all’altro estromessa dal proprio ufficio, come tutte le donne giudice. Le viene poi rifiutata l’iscrizione all’albo degli avvocati e rimane perciò senza una professione fino a quando – nel 1992 – le sue battaglie la fanno riconoscere come avvocato.

Nel frattempo comincia una intensissima attività di pubblicista sui giornali di opposizioni, insegna all’università e pubblica molti libri di denuncia della drammatica situazione dei diritti civili.

La sua battaglia per la difesa dei diritti umani violati dalla teocrazia islamica – condotta all’interno della società iraniana – è passata attraverso le esperienze tragiche di questi anni, dalla guerra Iran-Iraq alla repressione delle proteste studentesche. Come avvocato si è in particolare occupata di casi di dissidenti condannati a morte per reati di opinione, della difesa di donne e bambini in complesse cause di diritto famigliare, e di clamorosi processi per omicidi commessi da autorità del suo Paese.

Nel 1995 Shirin Ebadi ha fondato l’ONG Association for Support of Children’s Rights, che l’ha resa celebre nel suo Paese. Nel 2000 è stata anche detenuta nel famigerato carcere di Evan per avere diffuso un video che – rivelando una scomoda verità – gettava discredito sul Partito Conservatore e – indagando sull’uccisione di alcuni dissidenti – ha scoperto che nelle liste degli squadroni della morte compariva anche il suo nome.

Shirin Ebadi è divenuta nota al grande pubblico quando – nel 2003 – fu insignita del Premio Nobel per la Pace. È la prima volta che un Premio Nobel riceve il Premio Internazionale “Vittorino Colombo” ed è la prima volta che lo si assegna ad una donna. La Giuria è onorata della presenza di un personaggio che ha ricevuto una così alta onorificenza per un così nobile motivo: avere contribuito alla pace.

Il Senatore Vittorino Colombo, a cui il Premio è dedicato, avrebbe gradito questa scelta perché considerava la pace – lui che aveva vissuto gli orrori, le stragi, le deportazioni e i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale – un bene tanto necessario da valere ogni lotta. Amava citare la storica frase di Pio XII: “Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra” che era tanto cara anche all’amico Giorgio La Pira.

Ma avrebbe pure gradito una premiazione “al femminile”, convinto che le donne siano una forza straordinaria delle nostre società, capaci come sono di anteporre amorevolezza e accoglienza all’odio e al rifiuto. Ma avrebbe soprattutto gradito questo suo grande anelito al dialogo fra culture, speranzoso com’era che proprio grazie al dialogo e alla mediazione culturale, mai dimentica delle rispettive identità, vi potesse essere un futuro di armonia e di cooperazione fra i popoli. E la attenzione della dott.ssa Ebadi per i deboli e gli oppressi, filo rosso comune alla sua attività politica, l’avrebbe entusiasmato. È una grande gioia poterla avere con noi e attingere da lei la speranza di un mondo fatto di dialogo e di rispetto per le persone”.