Commozione e cordoglio nei commenti seguiti alla morte di Peppino Fumagalli, il patron della Candy scomparso a 86 anni. Messaggi istituzionali, bipartisan, e di quanti sui social network hanno voluto ricordare l’impatto delle prime lavatrici italiane sulla qualità della vita delle famiglie (e delle donne). Alla fine della seconda guerra mondiale, quando l’Italia era pronta per lanciarsi negli anni del boom economico. Un’altra eccellenza tutta made in Brianza, nata e cresciuta sul confine tra Monza e Brugherio.
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«Omaggio a un grande lombardo: è mancato Peppino Fumagalli, il papà della Candy», ha scritto in prima battuta il presidente della Regione Roberto Maroni condividendo la notizia su Twitter. Poi l’account ufficiale di Regione Lombardia: «morte #PeppinoFumagalli lascia grande vuoto, uomini come lui esempio per vincere crisi».
#LN @RobertoMaroni_,ass.#Casa @fabri_sala:morte #PeppinoFumagalli lascia grande vuoto,uomini come lui esempio per vincere crisi,#GruppoCandy
— Regione Lombardia (@LombardiaOnLine) 10 Marzo 2015
«L’Amministrazione Provinciale si stringe attorno ai famigliari di Peppino Fumagalli e ai tanti collaboratori del gruppo Candy che con lui hanno condiviso una storia di successi e di sviluppo – ha dichiarato il Presidente della provincia di Monza, Gigi Ponti – Una storia di imprenditoria e di innovazione che ha portato Candy a scrivere alcune tra le pagine più importanti nella storia della grande industria italiana, durante il boom economico del Paese».
«Con Peppino Fumagalli se ne va un industriale che ha contribuito alla creazione di lavoro e ricchezza non solo a Monza e in Brianza ma in tutto il Paese – ha commentanto il sindaco di Monza, Roberto Scanagatti – Pur guardando al mondo ha sempre voluto mantenere un forte radicamento sul nostro territorio, anche quando le convenienze avrebbero potuto suggerire altre scelte, dimostrando così un’etica del lavoro e dell’impresa che rappresentano valori fondamentali. Anche l’esperienza imprenditoriale di Peppino Fumagalli testimonia quali importanti risultati sono in grado di generare le qualità e i talenti a tutti i livelli che il sistema Italia riesce ad esprimere».
«Ho partecipato, rappresentando tutta la comunità brugherese, ai funerali di Peppino Fumagalli; lo abbiamo anche voluto ricordare lunedì, all’inizio del consiglio comunale – scrive
Marco Troiano, sindaco di Brugherio – Il nome di Peppino Fumagalli resterà impresso non solo nell’ambito delle vicende economiche dei nostri territori, ma più in generale come il nome di un imprenditore consapevole del suo ruolo nella società. Era certamente attento solo allo sviluppo della sua impresa, e alla capacità di proiettarla in un contesto internazionale, ma lo ha fatto sempre mettendo al centro il senso della presenza di un’attività di questo tipo in una realtà precisa, con l’attenzione ai lavoratori e alle loro esigenze, con uno sguardo ampio sulla cura e lo sviluppo del territorio in generale, come dimostra il suo interesse e impegno in molti altri ambiti, Dal sociale allo sport. In tempi difficili come questi, e in vista di una auspicata ripresa economica e sociale, il suo resta un grande insegnamento e l’indicazione di una rotta da seguire ancora oggi».
«La morte di Peppino Fumagalli lascia un grande vuoto nel cuore di noi brianzoli, perché era un uomo simbolo di quell’Italia di successo che seppe produrre gli anni del boom e rialzarsi dalle rovine di una guerra. È da storie come la sua e quella della sua famiglia che dobbiamo prendere ispirazione per affrontare le sfide che ci pongono la crisi e la globalizzazione. Così l’assessore alla Casa, Housing sociale, Expo 2015 e Internazionalizzazione delle imprese di Regione Lombardia Fabrizio Sala ha commentato la scomparsa dell’industriale.