La Lombardia che resiste alla crisi economico sociale globale continua a essere sotto la pressione delle organizzazioni criminali italiane e straniere, “che cercano di approfittare in vario modo delle opportunità di crescita economica offerte dal territorio lombardo”. In particolare c’è un “rischio accaparramento” di fondi pubblici stanziati prima per l’emergenza sanitaria, poi per le ristrutturazioni edilizie e il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
La Relazione della Dia presentata dal Ministro dell’Interno
Si tratta dell’aspetto preponderante emerso dalla “Relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel secondo semestre 2022”, pubblicata mercoledì sul sito del Senato e presentata dal Ministro dell’Interno. Ed è sempre l’ndrangheta a fare la parte del leone con un “radicamento nel territorio” che “ha assunto nel corso degli anni forme organizzative in parte correlabili a quelle dei luoghi di origine”. La malavita calabrese “dal 2010 è cambiata molto – ha spiegato il procuratore aggiunto, coordinatore della Dda di Milano, Alessandra Dolci, in un passaggio della Relazione inerente un suo intervento, durante un incontro pubblico – Da allora non abbiamo più omicidi di ‘ndrangheta, hanno cambiato strategia”. Ora le contestazioni riguardano perlopiù “reati di natura economica e finanziaria”. Il concetto di base è che la ‘ndrangheta, in ambito economico-criminale, “fornisce una serie di servizi fuori mercato” ha spiegato il procuratore: “vi fanno capo piccole cooperative che non pagano le imposte, contributi pensionistici, e rendono servizi a imprese di medie e grande dimensioni e stanno sul mercato in regime di monopolio”. Si tratta di “evasori totali che restano in vita giusto il tempo di fuggire all’erario e dichiarano bancarotta, venendo poi sostituite da realtà uguali. Si viene così a creare un sistema che inquina il libero mercato”.
‘Ndrangheta, i cinque “locali” della Brianza
Le svariate operazioni antimafia condotte negli anni hanno sì indebolito la consistenza di molti gruppi, ma si tratta di un tessuto criminale “dinamico”, che vive continue fasi di “rigenerazione e rinnovamento strutturale”. Sotto la “camera di controllo”, denominata la Lombardia, sarebbero 25 i “locali” di ‘ndrangheta operativi in regione, cinque dei quali in provincia di Monza e Brianza: Monza, Desio, Seregno, Lentate sul Seveso e Limbiate.
Relazione semestrale Dia, le operazioni in Brianza
Tra le operazioni antimafia segnalate nelle Relazione avvenute in provincia di Monza e Brianza nel corso del semestre di riferimento, quella del 21 luglio quando la Polizia di Stato ha eseguito sette misure cautelari “a carico di soggetti appartenenti e contigui alla Locale di Seregno e Giussano già emersi nella operazione Infinito del 2010”, indiziati di usura, estorsione, emissione di fatture per operazioni inesistenti, autoriciclaggio, esercizio abusivo di attività finanziaria e spaccio di stupefacenti. E poi, tra ottobre e dicembre, quella dei carabinieri di Cesano Maderno e Desio che hanno eseguito due provvedimenti restrittivi a carico di 24 indagati “appartenenti a distinte organizzazioni multietniche” operanti nelle aree del Parco delle Groane, ai quali sono state contestate “varie ipotesi delittuose”, dalla associazione finalizzata al traffico e commercio di stupefacenti alla detenzione di armi e delitti contro la persona e il patrimonio.
Relazione semestrale Dia, 29 i provvedimenti interdittivi antimafia
E la prevenzione e il contrasto sono costanti: sono stati complessivamente 29 nel semestre i provvedimenti interdittivi antimafia emessi dalle Prefetture lombarde, 42 nell’intero anno e 5 gli accessi ai cantieri da parte della Dia con 195 persone, 51 imprese e 122 mezzi controllati. Alla criminalità organizzata calabrese, nell’ambito delle misure preventive patrimoniali, su proposta del direttore Dia sono stati effettuati sequestri per 750mila euro e confische, su proposta della Autorità giudiziaria in base ad accertamenti Dia, per oltre 177 milioni.