Ci sono luoghi nascosti abitualmente alla vista e per questo ricchi di fascino e di mistero. C’è una città che in pochi conoscono: è quella che esiste sotto i piedi dei monzesi. Cantine che celano le arcate del ponte romano d’Arena, sotterranei della fabbrica Frette, la ghiacciaia di Villa reale o il diurno di piazza Carducci.
La città è rivelata negli scatti di Piero Pozzi, 60 anni, fotografo e docente di fotografia al liceo artistico di Villa reale e al Politecnico di Milano.
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Non è la prima volta che Pozzi entra con la sua macchina fotografica in luoghi normalmente inaccessibili: nel 1993 documentò lo stato di abbandono e incuria di Villa reale, nel 2000 con la pubblicazione “Villa reale, radiografia di un degrado”, voluta dall’associazione per la Villa Reale, smosse le coscienze sull’urgenza dei restauri. Da cinque anni si sta dedicando a questo viaggio nel sottosuolo, un nuovo omaggio alla sua città, ma da una prospettiva diversa.
«L’idea – spiega – mi è venuta dopo la mostra del fotografo Olivo Barbieri che aveva sorvolato Monza in elicottero nel 2008, restituendo con il suo “fuoco selettivo”, immagini di una città in cui piazze, monumenti, perfino i lavori in corso, assumevano una dimensione di calma irreale. Dopo l’esplorazione dall’alto mancava la visione sotterranea che ho iniziato ad esplorare con entusiasmo, anche se le difficoltà non mancano e la fase preparatoria ad ogni scatto è lunghissima, soprattutto per ottenere i permessi necessari».
Sono già una quarantina i luoghi già scoperti per il progetto “Una luce nel buio, Monza sottosopra” che l’autore si augura possa presto trasformarsi in una mostra e in una pubblicazione.
Tra le immagini più cariche di storia ci sono gli scatti nei sotterranei di Villa reale. Ecco allora la volta a mattoni della ghiacciaia di corte (nella foto) con una luce che piove da un lato conferendole un’atmosfera quasi spirituale. Sotto le assi in legno del palco del teatrino di corte ci sono le splendide macchine da scena in legno, progettate dal Piermarini che meriterebbero di essere restaurate e aperte al pubblico. Nei depositi del liceo artistico si trovano pareti murate che, forse, potrebbero nascondere quella galleria di cunicoli che attraversava i giardini reali. E chissà se proprio oltre quelle pareti, c’è il leggendario passaggio segreto che avrebbe consentito a Re Umberto di raggiungere, al riparo di sguardi indiscreti, la residenza dell’amante Eugenia Bolognini nella sua villa di Vedano al Lambro.
Spostandosi verso il centro ci sono le cantine di abitazioni private in via Vittorio Emanuele che svelano tra bottiglie e biciclette le arcate del ponte romano d’Arena; nel parco di villa Archinto Pennati si trova l’ingresso del tunnel della roggia del Principe, adornata da una Madonnina era un luogo di lavoro e preghiera per le lavandaie.
Già nota è l’immagine della cantina di via Azzone Visconti con il celebre pozzo che apparteneva al convento della Monaca di Monza, meno conosciuti invece i loculi dell’antico cimitero di San Gregorio.
Meritano una visita anche i sotterranei del Comune: qui si conservano ancora le porte dei rifugi antiaerei della seconda guerra mondiale, qui ci si collega ai grandi spazi del diurno che conservano ancora lavabi e piastrelle tra cumuli di macerie. Infine uno sguardo ai sotterranei dell’ospedale Umberto I: su un banco c’è ancora un registro aperto. Il tempo sospeso, fermato da una fotografia.