La massoneria si racconta: il gran maestro ospite a Monza

Stefano Bisi, giornalista senese al vertice del Grande Oriente d’Italia, invitato dai Lions a Monza: un'occasione per parlare di massoneria.
I partecipanti alla serata allo Sporting Club a Monza
I partecipanti alla serata allo Sporting Club a Monza

I “segreti” della massoneria al centro di una serata organizzata allo Sporting Club dal Lions Club Monza Corona Ferrea (presieduto da Edoardo Cavallé) con un ospite d’eccezione: il gran maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi (senese, giornalista e classe 1957). Svoltosi nella serata di mercoledì scorso, l’appuntamento, realizzato in collaborazione con gli altri Lions monzesi e con i club di Desio e Lissone, è stato l’occasione per realizzare un’intervista sul ruolo, nella società italiana, della libera muratoria.

Che cos’è la massoneria? E qual è il contributo che ha dato alla storia del nostro Paese?
«Nella nostra sede nazionale a Roma c’è la sala dei gran maestri, con tutte le loro foto: uno di questi è stato Giuseppe Garibaldi, un altro Ernesto Nathan, sindaco di Roma. Tra i massoni vi sono stati personaggi che hanno dato moltissimo alla storia italiana. Si pensi, per esempio, a Mario Cevolotto, cui si deve l’articolo 1 della Costituzione. Molti lo ignorano, ma l’Italia è disseminata di storie e simboli legati alla massoneria, anche nei piccoli centri. La massoneria si può conoscere attraverso studio e letture, anche se la curiosità delle persone è più spesso rivolta a sapere i nomi dei suoi membri. Spiegare cosa sia la massoneria, però, è più difficile. Questo è il vero “segreto massonico”: non si può definire un’esperienza come questa se non la si vive».

L’immagine della massoneria, in Italia, è stata a un certo punto “sporcata” dalla vicenda della loggia P2…
«La P2 è stata una pagina nera nella vita del Grande Oriente, che è una confederazione di logge: oggi sono 864 in tutta Italia. La loggia “Propaganda”, in origine, era nata alla fine dell’Ottocento, per accogliere personaggi con ruoli di rilievo politico o istituzionale e venne costituita per il motivo opposto a quello che si pensa, cioè per evitare che qualcuno, in virtù del vincolo di fratellanza, approfittasse della presenza di fratelli illustri per chiedere un sostegno non sempre legittimo. La P2 negli anni Settanta si trasformò, sotto la conduzione di Licio Gelli, in qualcosa che non era più una loggia. I fratelli del Grande Oriente se ne accorsero e Gelli fu espulso. Una loggia è tale se i fratelli, la sera, si ritrovano nella loro sede, indossano i paramenti, accendono le tre luci e svolgono i lavori rituali, che vertono su argomenti a carattere simbolico».

Nel Grande Oriente d’Italia convivono vari riti, ciascuno con il suo sistema di “gradi”: tra questi il rito “egizio” di Memphis e Mizraim e il Rito scozzese antico e accettato. Come funziona?
«La massoneria ha tre gradi: apprendista, compagno d’arte e maestro. Con il terzo si completa il percorso. Poi ci sono quelli che possono essere definiti “approfondimenti”. Chi ha raggiunto il grado di maestro può scegliere di far parte di un corpo rituale. Tuttavia, e non voglio sminuire il loro ruolo, quello che conta è il percorso da apprendista, cioè dal momento in cui si viene iniziati, a maestro. In Italia ci sono 17mila maestri su 23mila massoni».

Qual è oggi il rapporto tra Chiesa e massoneria? L’impressione è che, dopo la difficile convivenza del passato, le cose siano cambiate.
«Nell’Ottocento l’anticlericalismo era caratteristica distintiva dei massoni. Ma il mondo cambia. La scomunica del 1738 non è più nel Codice di diritto canonico dal 1983. L’allora cardinale Ratzinger, d’accordo con il papa, si affrettò a precisare come i massoni fossero comunque in stato di peccato grave. Oggi i preti in molte parrocchie danno comunque la comunione ai massoni. Lo scorso 27 settembre fui colpito dal fatto che, all’inaugurazione della casa massonica di Terni, oltre alle autorità civili, fosse presente, per il taglio del nastro, anche il vescovo».

Spesso si chiede alla massoneria di rendere pubblici i nomi dei propri iscritti…
«Questa storia viene da lontano. Durante il fascismo gli squadristi, negli assalti alle nostre sedi, volevano impossessarsi degli elenchi dei massoni. Questa richiesta è poi pervenuta ripetutamente, come nelle due audizioni che, pochi anni fa, feci di fronte alla Commissione parlamentare antimafia, all’epoca presieduta dall’onorevole Rosy Bindi. L’1 marzo 2017, la commissione fece sequestrare gli elenchi di fratelli dal 1990 al 2017, inclusi coloro che erano morti, coloro che erano stati espulsi e coloro che erano “in sonno”».

Ecco, appunto, quando un massone vuole abbandonare l’istituzione massonica, si dice che è “in sonno”. Si può davvero uscire dalla massoneria?
«Un prete resta sempre prete, così un massone rimane sempre massone. C’è, semplicemente, un distacco dai lavori rituali».