Mantide di Roncello: l’udienza slitta a gennaio

L'udienza in tribunale è stata posticipata al 26 gennaio per Tiziana Morandi.

Processo rinviato al 26 gennaio, del prossimo anno,  davanti al giudice  Gianluca Tenchio, per Tiziana Morandi, la cosiddetta “Mantide della Brianza” che lunedì scorso doveva presentarsi davanti ai giudici del Tribunale di Monza, ma che per il legittimo impedimento del suo difensore l’udienza non ha potuto celebrarsi. Il canovaccio della donna era ormai ben collaudato.

La mantide di Roncello e i cocktail col sonnifero

Conoscenza delle sue vittime tramite social, messaggi per carpirne la fiducia, un invito a casa sua, a Roncello, e qui l’epilogo di quel canovaccio; somministrazione di una bevanda “corretta” con farmaci a base di benzodiazepina, un potente ansiolitico che induce al sonno profondo e qui, quella che è stata soprannominata la “mantide della Brianza” scriveva l’ultima parte del suo realissimo sceneggiato: appropriazione degli oggetti d’oro che trovava addosso alle sue vittime, denaro contante che trovava nei loro portafogli e, in caso di “scarsa liquidità” del malcapitato, si impossessava della carta di credito e faceva un salto veloce presso il bancomat dell’istituto bancario a due passi dalla sua abitazione.

La mantide di Roncello, le indagini e la richiesta di rinvio a giudizio

Ma per l’avvenente Tiziana Morandi, roncellese, 47 anni, la parola fine è arrivata l’11 agosto dello scorso anno, dopo che è stata presentata una querela contro ignoti da un educatore presso il CPS di Vaprio d’Adda “in quanto preoccupato da quanto narratogli da un paziente, affetto da ritardo mentale di media gravità, e per questo in carico al CPS”, presso il comando dei Carabinieri di Bellusco. Non solo. Il querelante dichiarava di “essere altresì venuto a conoscenza del fatto che il padre del paziente, dopo che l’indagata era andata a casa di quest’ultimo e gli aveva offerto una camomilla, si era addormentato profondamente, tanto che non riuscendo più a svegliarlo, era stato chiamato il 118. In ospedale l’uomo era sottoposto ad esame tossicologico che dava esito positivo per la benzodiazepina. Solo una volta tornato a casa l’uomo accertava che era stato sottratto del denaro dalla propria abitazione e non aveva più la sua catenina al collo”. Intanto altre querele arrivavano dalla  provincia di Bolzano, da Mariano Comense, da Bellusco, da Legnano, dalla provincia di Avellino. Da qui una serie di indagini che poi lo scorso 19 luglio avevano indotto il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza, la dottoressa Silvia Pansini ad emettere un’ordinanza di misura cautelare della custodia in carcere. Sono ben venti i capi di imputazione che vanno dalla rapina alle lesioni, dall’utilizzo indebito di carte di credito alla violazione della legge sugli stupefacenti.

Lo scorso 25 ottobre i pm della Procura di Monza, Carlo Cinque e Marco Giovanni Santini, titolari delle indagini, hanno intanto chiesto il rinvio a giudizio.