La Finanza ferma due monzesi per traffico di armi e stupefacenti

La Finanza ferma due monzesi per traffico di armi e stupefacenti. Un’operazione del nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme gialle, otto fermi complessivi. Nella disponibilità di uno degli indagati un box in via Ramazzotti dove nell’ottobre del 2016 vennero trovate due pistole.
Operazione della Guardia di Finanza
Operazione della Guardia di Finanza Colleoni

Avrebbero contribuito a un traffico internazionale di droga e armi, provenienti dai Balcani, usando doppi fondi nelle auto e nei camion. Otto sono stati fermati mercoledì mattina dai militari del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano. Si tratta di cittadini italiani, due residenti a Monza e sei tra Milano e provincia, tutti sottoposti a fermo di indiziato di delitto.

L’indagine è stata coordinata dalla Procura di Milano, procuratore aggiunto milanese Laura Pedio e pm Maurizio Ascione.

Coinvolti anche quattro cittadini serbi colpiti da provvedimenti restrittivi da parte delle autorità della Repubblica Serba co le quali quelle italiane hanno attivamente collaborato. Uno è ritenuto al vertice del gruppo criminale e in Italia era già condannato per reati legati al traffico di droga. Tra i reati contestati ci sono detenzione di armi clandestine e traffico di droga.

Le indagini che hanno portato ai fermi sono lo sviluppo di un’indagine iniziata nel 2016 e che in passato aveva già portato ad altri dieci arresti e al sequestro di ingenti quantità di stupefacenti, circa 70 kg di cocaina, 13 kg di marijuana e nell’ottobre 2016 di armi, due pistole calibro 7.65 e 16 munizioni. Armi che erano custodite in un box in via Ramazzotti, in zona ospedale nuovo.

Sempre secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i due avrebbero anche progettato di effettuare delle rapine, una in particolare era già stata programmata, in un bar tabaccheria di Nova Milanese, ma mai avvenuta.

Uno si sarebbe occupato di introdurre in Italia cocaina per conto dei serbi a referenti italiani, l’altro si sarebbe invece occupato di acquistare la droga per rifornire pusher milanesi. Il primo avrebbe anche trattato l’acquisto di armi dalla Slovenia (che nelle intercettazioni chiamava “biciclette”).