Il Consiglio Episcopale Milanese offre ai fedeli della Diocesi Ambrosiana e a tutti coloro che sono disponibili e interessati al confronto alcune indicazioni in vista delle prossime scadenze elettorali. Ecco le linee guida indicate.
Uno stile cristiano per un confronto costruttivo: il tema della politica e della amministrazione pubblica è stato troppo a lungo censurato nei confronti interni alla comunità cristiana forse per il rischio di causare divisioni e contrapposizioni.Il Consiglio episcopalemilanese incoraggia ora i laici a confrontarsi sulla situazione, a interpretare le problematiche di questo momento: condivide infatti la persuasione che sia possibile praticare uno stile cristiano tra coloro che hanno a cuore la vita buona in città.
La responsabilità di proposte: non avrà nessuna utilità la riproposizione di principi astratti e di ideologie. È doveroso per i cattolici e utile per tutti fare riferimento con competenza aggiornata e con capacità argomentativa agli insegnamenti ecclesiali, raccolti nella Dottrina Sociale della Chiesa (Compendio della dottrina sociale della Chiesa, Pontificio Consiglio della Giustizia della Pace, 2004) e ribaditi con alcune particolari insistenze da Papa Francesco (Evangelii gaudium,2013 e Laudato si’, 2015). Alcuni temi assumono nei nostri giorni un rilievo particolare: la famiglia e le problematiche antropologiche e demografiche, la povertà e le forme della solidarietà, il lavoro e le prospettive per i giovani, la libertà di educare, l’attenzione alle periferie geografiche ed esistenziali. Quello che è certo è che, come si è constatato anche nel recente Convegno Ecclesiale di Firenze, tra i cattolici italiani ci sono persone competenti, illuminate, capaci di unire letture sintetiche e complessive con proposte concrete e locali. E dunque si facciano avanti anche a Milano e nelle terre ambrosiane! Prendano la parola, guadagnino ascolto, siano presenze stimolanti e costruttive per tutta la comunità cristiana, non solo in confronti “privati” o in contesto accademico.
Il dovere della partecipazione: in questo momento caratterizzato da scetticismo, scoraggiamento, paura, astensionismo, individualismo, anche i cristiani sembrano spesso sopraffatti da un senso si impotenza che li orienta a preferire gesti spiccioli di generosità agli impegni politici e amministrativi. Si lascia ai Vescovi di formulare valutazioni, mentre i laici cristiani sono spesso senza voce di fronte alle questioni emergenti del nostro tempo, zittiti dai media, ma anche timidi nell’esporsi con proposte in cui si mettano in gioco di persona. Il “buon esempio” stenta a diventare testimonianza. Per chi ne ha capacità, preparazione e possibilità è doveroso anche presentarsi come candidati con la gratuità di chi si offre per un servizio e ci rimette del suo.
Legalità e resistenza alla corruzione: l’esercizio del potere comporta sempre la tentazione dell’abuso, della corruzione, del favoritismo personale. L’esercizio del potere espone sempre all’invidia, alla contrapposizione polemica e pregiudiziale, al sospetto sistematico e la complessità delle normative può rendere particolarmente arduo il comportamento ineccepibile. I cristiani e tutti coloro che assumono responsabilità amministrative e politiche devono vivere un rigoroso senso di onestà, avere massima cura della legalità, e resistere in ogni modo alla tentazione della corruzione: per servire, non per essere serviti, per servire, non per servirsi. La gente merita rispetto e la gestione della cosa pubblica, del denaro pubblico, del potere, deve esprimere questo rispetto per ciò che è comune. Solo così è possibile esigere il rispetto della legge da parte dei cittadini, tutti esposti alle medesime tentazioni.
La Chiesa non si schiera, i cristiani laici sì, con rispetto e coraggio: i cattolici che si fanno carico di quella forma di carità che è l’impegno politico e amministrativo si assumono responsabilità come singoli e come associati: non devono pretendere di essere espressione diretta della Chiesa. Insieme però devono avvertire che ogni opera che giovi al bene comune, ogni contributo di proposta e di testimonianza che sia a favore dell’uomo trova nella Chiesa approvazione e incoraggiamento.
Per evitare strumentalizzazioni il Consiglio Episcopale ricorda a tutti le disposizioni diocesane più volte ribadite in base alle quali le parrocchie, le scuole cattoliche e di ispirazione cristiana, le associazioni e i movimenti ecclesiali, non devono mettere sedi e strutture a disposizione delle iniziative di singoli partiti o formazioni politiche. Anche i consacrati e i ministri ordinati devono attenersi a tali indicazioni. Si vigili per evitare che le attività pastorali vengano strumentalizzate a fini elettorali: durante questo periodo, è prudente non programmare iniziative che coinvolgano persone candidate o già impegnate a livello politico.
Sulla base di quanto stabilito nelle indicazioni diocesane, gli appartenenti a organismi ecclesiali, a maggior ragione se occupano cariche di rilievo, qualora intendano mettersi a disposizione del bene comune candidandosi alle elezioni sono da considerarsi sospesi dai predetti organismi e lasceranno il proprio incarico in caso di elezione avvenuta. Ogni persona che riveste e mantiene compiti o ruoli di responsabilità nelle istituzioni e negli organismi ecclesiali è invitata ad astenersi rigorosamente da ogni coinvolgimento elettorale con qualsiasi schieramento politico. In particolare, sulla base dei criteri stabiliti nella normativa canonica e offerti nei ripetuti interventi dell’episcopato italiano, ai presbiteri è richiesta l’astensione da qualsiasi forma di propaganda elettorale e di attività nei partiti e movimenti politici. Analoghi criteri prudenziali sono offerti all’attenta valutazione di diaconi e consacrati.
In conclusione, il consiglio episcopale milanese fa una domanda chiara: “Che cosa ti impedisce o ti trattiene dall’offrire il tuo contributo, con il pensiero, la parola, la riflessione documentata e condivisa, con il tempo, il voto, la candidatura a una responsabilità amministrativa, per edificare una città sempre migliore?”