I quattro hub brianzoli di Agrate, Carate, Monza e Limbiate sono sovraffollati e presentano una serie di carenze che andranno colmate. È il succo della relazione firmata dai tecnici dell’Asl in seguito alle ispezioni effettuate all’inizio di settembre nei quattro centri brianzoli di prima accoglienza per richiedenti asilo. Il documento, di cui il Cittadino ha ottenuto una copia, è stato inviato in settimana al Comune di Monza e alla Provincia, proprietari delle strutture, agli enti che gestiscono le strutture e alla direzione generale della salute della Regione.
Per le istituzioni e le cooperative impegnate nei progetti di assistenza ai profughi si tratta di una grana non da poco: avranno dai sette ai trenta giorni per sistemare le magagne ed evitare che i locali siano chiusi. Trascorsi i termini concessi i tecnici del servizio Igiene che, in ogni caso, non hanno rilevato «gravi carenze igienico-sanitarie insanabili» torneranno negli hub per verificare la «avvenuta ottemperanza delle prescrizioni».
Tutti i poli sono risultati congestionati: il responso non avrebbe potuto essere differente dato che, in assenza di una normativa che regolamenti i centri di accoglienza, gli esperti si sono basati sui parametri fissati per gli ostelli della gioventù. Ci troviamo, però, nel pieno di un’emergenza e, si sa, gli hub non sono alberghi. I responsabili dei centri dovranno, in prima battuta, presentare i certificati di conformità degli impianti, verificare il corretto funzionamento degli estintori e aumentare il numero di bagni e di docce.
Il responso dell’Asl
Ecco, in sintesi, ciò che l’Asl ha rilevato per ciascuna delle strutture ispezionate: allo Spallanzani di Monza, le camere potrebbero accogliere 9 persone a fronte delle 25 attualmente ospitate mentre le tende sono sufficientemente ampie per i 40 giovani presenti. Proprio le tende dovranno, però, essere isolate dal terreno tramite la posa di un basamento. Dovranno, inoltre, essere imbiancati i bagni, sistemata la pavimentazione d’ingresso, controllati gli estintori, verificati, ed eventualmente adeguati, gli impianti elettrici e di riscaldamento.
A Carate, nella ex casa cantoniera, alloggiano 22 persone a fronte delle 8 previste dai parametri: anche qui dovranno essere tinteggiati i locali, verificata la messa a norma degli impianti nonché il «corretto funzionamento del collegamento provvisorio alla rete fognaria del blocco servizi posti nel cortile».
In un’altra ex casa cantoniera, quella di Agrate, il sovraffollamento non riguarda le tende in cui dormono 120 profughi, ma le camere in cui sono stati ricavati 31 posti invece dei 10 consentiti. Qui, oltretutto, sono insufficienti water e docce: i primi sono 9 e le seconde 4 a fronte dei 15 previsti dai parametri. Oltre a controllare gli impianti e a imbiancare i locali, i gestori dovranno adeguare il pavimento del refettorio «in modo da renderlo facilmente pulibile».
Il pavimento dovrà essere sostituito anche a Limbiate dove dovranno essere installati altri 3 bagni e 2 docce: anche qui tecnici hanno chiesto la documentazione relativa al corretto funzionamento degli impianti. Gli ex uffici della Provincia danno un tetto a 76 stranieri a fronte dei 35 che potrebbero risiedere in un ostello della gioventù con camere delle stesse dimensioni. Proprio l’utilizzo di questo parametro suscita la perplessità di molti operatori: «Nessuno – riflette qualcuno in Prefettura – vuol negare i diritti, ma la situazione è quella che è. Sappiamo che gli hub sono strapieni, ma lì i migranti rimangono per brevi periodi, prima di essere destinati ad altre strutture comunitarie o trasferiti in appartamenti privati».
Romeo (Lega): «Le strutture non a norma dovranno chiudere»
«Le regole devono valere per tutti». È inflessibile Massimiliano Romeo: il capogruppo della Lega Nord in Regione non ammette deroghe, neanche per le istituzioni e le cooperative impegnate a fronteggiare l’emergenza profughi. «Tra un mese solleciteremo all’ufficio Igiene una nuova ispezione, a quel punto – anticipa il padano – chiederemo la chiusura delle strutture non a norma. Le leggi devono essere rispettate da tutti: non è possibile che un piccolo bar venga chiuso se ha la porta di qualche centimetro più stretta rispetto al previsto o se ha i bagni non in linea con i regolamenti, mentre gli hub siano sovraffollati e con un numero insufficiente di servizi igienici. Qui ci sono gestori che non hanno mostrato i certificati degli impianti elettrici e di riscaldamento».
E dire che si sarebbe essere più intransigente: «Abbiamo – precisa – chiesto ai tecnici di utilizzare i parametri previsti dalla normativa sugli ostelli della gioventù proprio perché è più blanda rispetto a quella che definisce gli spazi negli alberghi dove non possono essere collocati i letti a castello». Nei quattro centri di prima accoglienza brianzoli l’Asl non ha, invece, rilevato problemi dal punto di vista sanitario: qualche traccia di umidità sulle pareti, i fondali delle tende non proprio lindi, ma niente più. Ma i padani sono convinti che i richiedenti asilo possano diffondere tra gli italiani malattie quali la scabbia e la tubercolosi. «La metà degli stranieri che arrivano in Brianza – incalza Romeo – non rimane nei centri e non sappiamo dove vada. Queste persone non vengono visitate: potrebbero essere malate e noi non lo sappiamo». È vero, confermano gli operatori, la metà degli stranieri non si ferma ma si tratta di siriani, eritrei e somali che una volta approdati qui ripartono con un treno diretti in Germania o in altri paesi del Nord Europa.
Limbiate promosso
L’hub di Limbiate viene promosso da Simona Bordonali. È positivo il giudizio dell’assessore regionale all’Immigrazione dopo il sopralluogo nel centro di smistamento dei richiedenti asilo di via Bonaparte. «Sicuramente – dichiara l’esponente della giunta Maroni – è una bella struttura. Nei giorni scorsi ho visitato la tendopoli di Agrate e le due situazioni non sono paragonabili». Il centro di smistamento di via Bonaparte attualmente accoglie 66 persone, dieci in più rispetto alla capienza massima, quasi tutte provenienti dai paesi dell’Africa subsahariana. «Si tratta di persone – continua Simona Bordonali – che migrano per cause economiche. Non ho visto nessun siriano e nessun eritreo per cui non vorrei che loro, in fuga davvero dalla guerra, non abbiano avuto la stessa fortuna di chi è qui a Limbiate. Per questo c’è un po’ di amarezza anche alla luce del fatto che i problemi segnalati dagli ospiti sono l’assenza del wifi, la mancata riparazione di un guasto alla televisione avvenuto due giorni fa e la loro preferenza per il riso invece che per la pasta».«Una struttura così – conclude – poteva essere destinata ad associazioni o ai senzatetto del territorio».
«Niente Tbc»: diffida a “Quinta Colonna”
Una formale denuncia ai carabinieri contro tutti i soggetti che si sono resi autori e compartecipi della divulgazione delle false notizie sui presunti casi di Tbc nell’hub di Limbiate. Ha scelto il pugno duro l’Amministrazione comunale per porre fine a quelle che considera: «strumentalizzazioni e notizie false e allarmanti circolate negli ultimi mesi intorno al centro profughi di Mombello che inducono la cittadinanza a ritenere verosimile un’epidemia». Il sindaco Raffaele De Luca inoltre ha diffidato formalmente “Quinta Colonna”, trasmissione di Rete4, e le forze politiche che in questi mesi si sono accanite contro l’hub: «Siamo stanchi e rammaricati per tutte le falsità circolate da quando sono arrivati i profughi».
Il prevosto di Desio: «Apriamoci all’accoglienza»
«Apriamoci all’accoglienza». Il prevosto di Desio don Elio Burlon è pronto a leggere il suo messaggio durante le messe. Un messaggio chiaro, che esprime la disponibilità della parrocchie desiane ad accogliere i profughi, come ha chiesto il Papa nel suo appello lanciato qualche settimana fa. I sacerdoti desiani non sono rimasti a guardare. Si sono subito messi al lavoro. «Stiamo vagliando le disponibilità» spiega il sacerdote. «Siamo in stretto contatto con la Caritas: lavoriamo insieme, cercando di capire quali sono le soluzioni migliori da prendere». L’intento dei sacerdoti è anche quello di sensibilizzare i parrocchiani. I preti chiederanno anche ai privati di aprire le porte di casa. «Se qualcuno se la sente, potrebbe ospitare i profughi in casa» afferma don Burlon. A Desio sono già ospitati piccoli gruppi di profughi. Una decina di giovani africani sono accolti in un’ala della casa dei missionari saveriani, gestita dal Consorzio Comunità Brianza. Altri 6 immigrati sono invece sistemati in uno dei due appartamenti dell’ex carcere: anche in questo caso, la struttura è gestita dal Consorzio Comunità Brianza.
Carate: «Il comune non c’entra con l’hub»
A conoscenza del sopralluogo in via Mosè Bianchi, ma non del suo esito, venerdì il sindaco Francesco Paoletti, che da agosto sta seguendo con attenzione la questione migranti, ha dichiarato: «Non ho né il titolo né le ragioni per esprimere un commento. L’Asl ha fatto le verifiche di sua competenza, e ne prendo atto. Il Comune non è proprietario della struttura, e quindi non ho ragioni per rallegrarmi o per dispiacermi della serie di interventi di ordine tecnico prescritti. Ad oggi, di questi rilievi non ho avuto notizia, e questo certifica la non competenza del Comune». Giovedì sera, intanto, si è riunita la commissione consiliare Servizi sociali che, su proposta del consigliere Massimo Roncalli (capogruppo di Prima Carate), ha deciso di chiedere alla prefettura l’autorizzazione a entrare nella casa cantoniera. «Ci piacerebbe – ha spiegato l’assessore Anna Lisa Novati – incontrare i migranti e dare loro il benvenuto. In collaborazione con la cooperativa che gestisce l’accoglienza di questi richiedenti asilo, abbiamo inoltre intenzione di coinvolgerli in lavori socialmente utili per tenerli occupati durante la loro permanenza in città, e di proporre loro dei corsi di italiano che vadano a integrarsi a quello che già frequentano dal loro arrivo in Brianza».
La visita dei politici locali nell’hub di Agrate
Il centro profughi di Agrate venerdì ha aperto le porte ai politici di Agrate: i capigruppo Riccardo Strusani di Insieme per Agrate, Cesare Comasini di Agrate Viva , Dino Bosisio di Agrate al Centro e Nicoletta Scommegna del Movimento Cinque Stelle insieme al sindaco Ezio Colombo hanno fatto un’ispezione all’interno dell’hub ricavato nell’ex casa cantoniera provinciale sulla Sp121 (attorno sono state allestite anche una decina di tende). Questo è il secondo sopralluogo “politico” in poco più di un mese. A distanza di trenta giorni, la gestione della struttura è finita in capo alla Croce Rossa Italiana, che comunque continua a lavorare a stretto contatto con il Consorzio. Un cambio della guardia che non ha risolto i problemi. A dirlo è stata l’Asl di Monza che dopo un sopralluogo nei giorni scorsi ha censito nella casa cantoniera ben 31 profughi rispetto ai 10 che l’edificio, secondo la legge, potrebbe ospitare. senza contare gli altri 120 extracomunitari che sono dislocati nelle diverse tende. «Al momento non abbiamo ancora ricevuto nessuna relazione – ha affermato il sindaco agratese Colombo – . Se ci sono dei migranti in più rispetto a quanti se ne possono accogliere è un motivo in più per chiedere alla Prefettura di ridurre le presenze di profughi nell’hub. Inizialmente dovevano essere al massimo 50 persone ora ce ne sono il triplo. Sono tanti».
Questionario a Lazzate: «Volete i profughi qui?»
A Lazzate dopo la mobilitazione di piazza e le prese di posizione in diretta televisiva, quello che ormai è diventato il Comitato “Lazzate ai lazzatesi” si muove con una consultazione popolare per portare il proprio no al posizionamento di un centro di accoglienza per i profughi e i migranti in paese. Il testo presentato ai cittadini (che hanno potuto esprimere il proprio pensiero da martedì a giovedì nel parcheggio delle poste e potranno farlo domenica in piazza e di nuovo la settimana prossima al gazebo di piazza Caduti) recita così: «La Prefettura di Monza e Brianza ha manifestato la necessità di realizzare nuovi centri di prima accoglienza (Hub). In questo tipo di strutture, già presenti sul territorio della nostra provincia, oltre a garantire vitto e alloggio per un tempo non determinabile, vengono effettuate le prime operazioni di identificazione e screening sanitario. Sei favorevole all’installazione di un centro e/o campo “provvisorio” per ospitare dei cittadini extracomunitari richiedenti protezione internazionale?». La votazione è libera: sì o no. E aperta anche ai non residenti a Lazzate, è sufficiente presentare un documento di identità valido.
Ad appoggiare il referendum c’è anche la sezione della Lega Nord. Il segretario cittadino Valentino Monti, attacca: «Con un Borgomastro leghista non ci sarà mai una tendopoli a Lazzate, è una promessa e dico ai lazzatesi di scendere in piazza a votare e di farlo in massa per esprimere un forte No alla prefettura. Abbiamo apprezzato l’iniziativa spontanea nata da alcuni cittadini». Intanto vengono smentite dall’amministrazione comunale di Misinto, coproprietaria con Lazzate, le voci che avrebbero individuato nell’asilo di via Misentasca una possibile locazione.