La montagna, la città e la pianura: sono le tre linee guida che la Regione potrebbe seguire per disegnare i futuri enti di area vasta che dovrebbero nascere dalla riforma del Titolo Quinto della Costituzione. Roberto Maroni ha ribadito la sua intenzione di sfoltire il numero delle province e ha ipotizzato la nascita di una zona montana che accorpi Sondrio e parte delle province di Bergamo, Brescia, Como e Lecco; di una agricola nella parte meridionale della Lombardia e di una ”metropolitana”. Dando per scontato che i confini della città metropolitana milanese non muteranno, nel terzo organismo dovrebbero confluire Monza e la Brianza, parti del varesotto, del lecchese e del comasco.
I giochi, però, sono tutti da fare: «Innanzitutto – commenta Stefano Carugo, il consigliere Ncd presidente della commissione Affari istituzionali al Pirellone – dobbiamo capire quali competenze rimarranno alle regioni. Solo dopo potremo ragionare sui confini degli enti di area vasta: i tempi saranno lunghi perché stiamo navigando a vista. Ora, piuttosto, dobbiamo preoccuparci di garantire ai cittadini i servizi legati alla sicurezza, ai trasporti e alle scuole superiori».
Il concetto, seppure con altre parole, è ripreso dal presidente brianzolo Gigi Ponti: «Dobbiamo – afferma – far funzionare ciò che esiste. Di incertezze ne abbiamo a sufficienza senza lanciarci in ragionamenti di tipo politico: le proposte di ripensamento delle istituzioni devono avere un fondamento giuridico e amministrativo».