La Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate deve invitare a «immaginare cosa ognuno può fare per essere testimone di pace». Il presidente della Provincia Luca Santambrogio lunedì a Monza, durante la celebrazione del IV Novembre, ha indicato alcuni degli insegnamenti che, 106 anni dopo l’armistizio di Villa Giusti che ha segnato per l’Italia la fine della prima guerra mondiale, sono ancora attuali in un frangente in cui i conflitti, non solo a Gaza, in Libano e in Ucraina, devastano tanti paesi. «Sembra che il mondo non abbia imparato dagli sbagli del passato che diventano tragico presente – ha commentato – per questo ringraziamo le forze armate che operano per la stabilità» e la pace.
Il prefetto Patrizia Palmisani ha posto l’accento sul ruolo ricoperto dalle forze armate nella difesa dai pericoli che, dopo l’unità d’Italia, hanno messo a repentaglio la stabilità: «Le nostre radici comuni – ha affermato – danno senso al presente e prospettiva al futuro».
Il IV novembre di Monza: gli altri interventi

«Sono quasi dodicimila i militari italiani impegnati in oltre quaranta missioni internazionali – ha dichiarato il presidente del consiglio regionale Federico Romani – rischiano la vita per garantire a tutti noi di vivere in un Paese unito, libero, sicuro e democratico». Per Romani, che ha ricordato le vittime della strage di Nassirya del 2003, il loro esempio dà un contenuto concreto alla parola unità.
Il sindaco Paolo Pilotto ha richiamato il viaggio di cinque giorni da Aquileia a Roma del treno che nel 1921 ha trasportato la bara del milite ignoto, accompagnato dal dolore e dalla commozione popolare: «Nella prima guerra mondiale sono morti almeno 650.000 soldati italiani – ha notato – non è difficile capire cosa potè suscitare quel passaggio». A più di un secolo la celebrazione del IV Novembre racconta ai giovani e «agli italiani di diversa provenienza» le «esperienze che hanno generato l’idea di Italia».
Il IV novembre di Monza, uniti per la Repubblica

L’esistenza delle Forze armate, ha aggiunto, non evoca la «guerra di aggressione» ripudiata dall’articolo 11 della Costituzione, ma è «figlia della sintesi che un intero popolo ha fatto intorno al tema della pace e della guerra» incarnata dall’articolo 52 secondo cui «la difesa della patria è sacro dovere di ogni cittadino».
Pilotto ha chiuso con una speranza: «Sarebbe bello – ha auspicato – incontrarsi sempre in migliaia in questa piazza per le tre grandi celebrazioni civili della nostra nazione: il 4 novembre, il 25 aprile, il 2 giugno. Conservatori, moderati e progressisti, credenti e non credenti, persone ricche di cultura e persone ricche di esperienza, famiglie con i bambini, giovani e anziani, cittadini da sempre e nuovi cittadini, persone con responsabilità nell’economia, nella cultura, nelle istituzioni: sarebbe il segno che parole come unità, Liberazione, Repubblica, appartengono allo stesso popolo».