I volontari Arca salgono in cattedra e fanno lezione agli studenti dell’istituto Levi di Seregno. Per la prima volta, l’associazione che opera all’hospice di Giussano e si occupa di assistenza ai malati terminali, entra nelle scuole per parlare delle cure palliative e dell’importanza del volontariato. È infatti partito un nuovo progetto per i “camici arancioni”, volto a sensibilizzare le nuove generazioni. La scorsa settimana i volontari Arca sono stati ospiti dell’istituto Levi, per incontrare le classi quarte. I volontari hanno organizzato quattro appuntamenti di tre ore a lezione, durante i quali, attraverso delle slide, hanno presentato l’attività dell’associazione, ma soprattutto hanno spiegato cosa sono le cure palliative e quando vengono utilizzate. I primi due incontri, martedì 15 e giovedì 17 marzo, hanno subito destato grande interesse e coinvolgimento tra gli studenti. E così probabilmente sarà anche negli altri due incontri in programma questa settimana, sempre martedì e giovedì.
“È la prima volta che Arca entra nelle scuole – ha sottolineato il presidente dell’associazione Mario Caspani – i ragazzi hanno mostrato molto interesse per la materia, e dopo l’istituto di Seregno, ci auguriamo di poter coinvolgere anche altre realtà scolastiche del territorio”. Hanno risposto alle tante domande e curiosità degli alunni, la dottoressa Annamaria Colombo, vicepresidente di Arca, il presidente e alcuni volontari che hanno portato anche le loro testimonianze. Si è partiti dalla storia delle cure palliative, per poi passare alle leggi che le regolamentano, alle scelte etiche e mediche che ci sono dietro, per poi arrivare all’attività dell’associazione Arca, vicina ai malati terminali da oltre 30 anni. I 40 volontari sono tutti formati e svolgono continui aggiornamenti, all’interno e all’esterno dell’hospice, ricoprono un compito importante sia nei confronti dei malati, sia per le loro famiglie. Ascolto, accoglienza, vicinanza e sostegno quotidiano, anche con l’assistenza a domicilio, sono solo alcuni degli impegni dei camici arancioni. “Tener per mano un malato quando i momenti sono difficili, o anche semplicemente dargli da mangiare, perché non autosufficiente, vuol dire esserci. E i nostri volontari ci sono sempre”, ha sottolineato il presidente.