I Citterio, seregnesi cittadini onorari dell’Aprica: da 55 anni organizzano la pesca di beneficenza

Alla famiglia Citterio di Seregno è stata conferita la cittadinanza onoraria dell’Aprica: villeggianti da 60 anni nella località, da 55 hanno la responsabilità dell’organizzazione della pesca di beneficenza.
1) Alberto Citterio ( quarto da sinistra) per conto della famiglia ha ricevuto l'onorificenza della "cittadinanza onoraria
1) Alberto Citterio ( quarto da sinistra) per conto della famiglia ha ricevuto l’onorificenza della “cittadinanza onoraria Paolo Volonterio

Seregnesi che si fanno onore e ricevono onorificenze lontano dalle mura di casa, per la loro intraprendenza e solidarietà. L’ultimo esempio in ordine di tempo è quello della famiglia Citterio, di Alberto con la sorella Graziella, e anni addietro anche con Rita e Nuccia. Ebbene a nome della famiglia, Alberto è stato ricevuto dal sindaco dell’Aprica Dario Corvi e dal suo vice Marco Balsarini per ricevere l’onorificenza della “cittadinanza onoraria” della località valtellinese. Due le motivazioni che hanno portato all’onorificenza. La costante presenza come villeggianti che dura da 60 anni e da 55 per l’organizzazione e la cura della pesca di beneficenza per la parrocchia durante in mesi estivi. Un’attrattiva che richiama all’Aprica anche residenti e villeggianti delle cittadine vicine.

I Citterio, seregnesi cittadini onorari dell’Aprica: da 55 anni organizzano la pesca di beneficenza
I parroci dell’Aprica nel locale della pesca di beneficenza con Alberto Citterio

«Nel 1966, l’allora parroco don Costantino Melé, in occasione della pesca per la festa dell’Assunta aveva chiesto se vi fossero villeggianti disposti a piegare i biglietti – ha raccontato Alberto – e le mie sorelle Rita, Graziella e Nuccia si erano offerte per aiutare. La preparazione era invece affidata a un gruppo di giovani in vacanza, che, all’ultimo momento non si erano presentati. Don Costantino allora si rivolse alle mie sorelle, chiedendo se fossero disposte anche ad allestire in velocità la pesca e loro, coinvolgendo tutta la famiglia, riuscirono nell’impresa. Visto il buon risultato, vennero incaricate della realizzazione anche per gli anni successivi. Nel 1981 don Costantino lasciava la parrocchia, raccontando al suo successore don Riccardo Curtoni, che per l’Assunta la parrocchia organizzava una pesca di beneficenza e che c’era una famiglia di villeggianti che pensava a tutta l’organizzazione. Don Riccardo, pensando a ditte specializzate che solitamente chiedono locali parrocchiali e poi lasciano una percentuale delle vendite alla parrocchia, ci lasciò fare, un po’ perplesso».

Nuovo parroco, ma il testimone resta ai Citterio. «Nell’89 don Riccardo prima di lasciare per avvicendamento – ha proseguito – ci presentò al nuovo parroco don Augusto Azzalini, caldeggiando la tradizione e sottolineando che “non devi fare alcuno sforzo, perché c’è la famiglia Citterio pensa a tutto”. E così, nonostante il cambio del parroco, abbiamo compreso che la pesca era nel nostro destino, ritrovandocela affidata fino al traguardo odierno delle 55 edizioni, stante la rinnovata fiducia del nuovo parroco don Claudio Rossatti».

Molte cose sono cambiate in questi 55 anni, come l’Aprica del resto. Alberto Citterio ci tiene a sottolineare l’evoluzione: «La pesca nei primi anni si svolgeva nella chiesetta-oratorio dedicata alla Madonna di Pompei e la estrema vicinanza alla chiesa parrocchiale, frequentata allora per le 9 messe festive, permetteva l’esaurimento dei numeri nel giro del week-end di ferragosto. Ricordo la folla di ragazzi accalcati davanti alla porta della chiesetta in attesa dell’apertura. Con il restauro della chiesetta, nel 1992 il locale pesca è stato spostato, all’oratorio San Giovanni Bosco, dilatando l’apertura a una decina di giorni a cavallo di Ferragosto».