Mandati di pagamento per attrezzature e materiale scolastico mai veramente acquistati, e con i soldi girati in realtà a conti suoi o di persone a lei vicine. È questa la truffa messa in atto da un’assistente amministrativa di una scuola di Giussano, che è stata condannata dalla Corte dei conti a risarcire la pubblica amministrazione con 156.444,50 euro, ovvero la somma illecitamente intascata in soli due anni. La condanna è arrivata dopo una serie di indagini che hanno rivelato come la donna, mentre ricopriva il ruolo di direttore dei servizi generali e amministrativi in un istituto operante sul territorio, avrebbe abusato dei suoi poteri per appropriarsi di fondi pubblici destinati alla scuola. Il caso è stato già trattato in sede penale, con la condanna della donna, e il Gip di Monza aveva disposto il sequestro della somma. Era stata anche licenziata ma, scrivono i giudici, “vanamente diffidata a restituire le somme della pubblica amministrazione indebitamente” incassate, tra il 2021 e il 2023. Nonostante le diffide ricevute, la donna non si è mai presentata nelle udienze della Corte dei conti, ignorando le richieste di risarcimento e lasciando la pubblica amministrazione nella difficoltà di recuperare quanto dovuto.
Corte dei conti: la ricostruzione della movimentazione del denaro
La truffa è stata perpetrata tramite un sistema ben organizzato. Il metodo adottato dalla 54enne era quello di disporre bonifici dalle piattaforme in uso alla scuola verso conti correnti a lei intestati o cointestati e mascherati da mandati di pagamento per servizi informatici mai realizzati o per l’acquisto di beni mai effettuato. E per farlo, come confermato dai colleghi della donna, non ha mai permesso ad alcun collaboratore di accedere alla sezione “contabilità” delle piattaforme scolastiche, e si limitava a chiedere alla dirigente una firma digitale per autorizzare i pagamenti. Le indagini hanno rivelato che su questi bonifici, che sulla carta riguardavano acquisti e rimborsi per la scuola, non era mai stata reperita “alcuna documentazione giustificativa”. Non esisteva alcuna traccia di tali acquisti nel registro delle fatture della scuola, e le procedure amministrative normali erano state aggirate per mascherare il furto. In questo modo, la 54enne ha continuato a incassare ingenti somme di denaro, approfittando della sua posizione e dell’assenza di controlli efficaci. Nei mesi scorsi i giudici contabili lombardi hanno anche disposto un sequestro a suo carico “fino alla concorrenza del danno subito dal Ministero dell’Istruzione e del Merito-Ufficio Scolastico Regionale per la Regione Lombardia”.