Fuga dei medici, a Monza e Brianza tre richieste al mese per l’estero

Troppa burocrazia, scarso riconoscimento, le cause che aumentano in modo vertiginoso: parlano l'Ordine e l'Irccs San Gerardo.
Carlo Maria Teruzzi, presidente dell’ordine dei medici a Monza e Brianza
Carlo Maria Teruzzi, presidente dell’ordine dei medici a Monza e Brianza Fabrizio Radaelli

Medici in fuga. A Monza e Brianza l’Ordine dei medici riceve mediamente una domanda di trasferimento ogni dieci giorni. Una quarantina all’anno. Sono giovani medici, ma anche professionisti con esperienza che lasciano l’Italia dove si sono formati. «È un fenomeno che va avanti da alcuni anni, ma si è intensificato – spiega Carlo Maria Teruzzi, presidente dell’Ordine – chi decide di partire richiede all’ordine il nulla osta, di “good standing” che viene presentato nel paese di destinazione».

Le mete? «Oltre alla Svizzera anche gli Emirati Arabi, il Regno Unito e gli Stati Uniti». «La ricerca Assomed mette in luce ciò che diciamo da anni – sintetizza Teruzzi – c’è chi come me a 71 anni ancora resiste perché sa che fare il medico è una professione che richiede sacrificio e chi, tra i più giovani, non è disponibile a sacrificare, probabilmente giustamente, la propria vita personale. Su 500 posti per la specialità in medicina generale solo 250 sono stati coperti, ma mancano anche radioterapisti, anestesisti, radiologi, medici di pronto soccorso. Sono le specialità meno ambite dai giovani».

Fuga dei medici, il turnover al San Gerardo di Monza

Il presidente Irccs San Gerardo Claudio Cogliati e il direttore generale Silvano Casazza

Il fenomeno riguarda anche l’Irccs San Gerardo. Lo conferma Claudio Cogliati, presidente dell’Irccs: «Abbiamo un normale turnover di una settantina di dipendenti che vanno in pensione -spiega- ma lo stesso numero rassegna le dimissioni o chiede trasferimento. Bisogna precisare che in questo caso le richieste di trasferimento o le dimissioni vengono presentate da infermieri e personale di servizio. Il nostro ospedale universitario ha ancora un buon appeal per il personale medico». Ecco perché i dati presentati dalla ricerca di Assomed Lombardia comunque non sorprendono il presidente dell’Irccs.

«Che sia un momento di sofferenza e di disaffezione per tutto il comparto sanitario non è una novità – spiega – c’è sicuramente una questione economica perché i medici in Italia sono pagati meno che altrove, ma c’è anche una perdita di riconoscimento sociale con cui noi medici facciamo i conti tutti i giorni».

Il riferimento è ai tempi in cui fare il medico o l’insegnante era considerata quasi una missione più che un lavoro: «Negli anni Venti o Trenta del Novecento – prosegue Cogliati – i medici avevano il sentiment della loro importanza, erano apprezzati, sentivano di essere utili al prossimo. Nel corso dei decenni successivi questo sentiment è calato. Oggi il medico è anche un burocrate e la parte burocratica porta via tanto del tempo dedicato al lavoro, non c’è gratificazione economica, ma, soprattutto, c’è tutto il tema della medicina difensiva che sta aumentando in modo esponenziale».

Fuga dei medici, al San Gerardo la tessera dell’Ottocento

Fare il medico oggi vuol dire rischiare quotidianamente di finire in tribunale per una causa: «Il numero di cause intentate da avvocati poco scrupolosi – conclude Cogliati – sta aumentato in modo vertiginoso ed è un aspetto che naturalmente influisce non poco nella decisione di mollare tutto per fare altro o andare ad esercitare altrove». Come segno di riconoscenza per chi invece ha dedicato la propria vita professionale alla crescita dell’ospedale Cogliati ha voluto riprodurre la “tessera di san Gerardo” e l’ha consegnata ai 70 neo pensionati.

«Si tratta di una moneta di cui abbiamo la riproduzione del XIX secolo, ma che gli storici attestano in uso fin dal XIV secolo. La tessera permetteva ai più bisognosi di avere cure, vestiti e cibo. Per noi è diventato un premio di riconoscenza per chi ha contribuito in vari ambiti a fare grande il nostro Irccs».