Sono stati trovati in possesso di diverse chiavi rubate di macchine di grossa cilindrata parcheggiate in alcune concessionarie e forse il piano poteva essere quello di andarle a recuperare successivamente, sfruttando la disponibilità delle chiavi di accensione, per portarle poi all’estero. Un piano complicato che in realtà non è mai decollato, ma che sarebbe stato stoppato sul nascere dalle indagini condotte dalla Procura di Monza che grazie all’attività dei carabinieri ha fatto emergere una realtà tutta da decifrare.
Il piano finisce a Seregno – Un’ipotesi suggestiva che potrebbe trovare qualche fondamento nella refurtiva, in particolare le chiavi ma anche carte di circolazione di macchine rubate, trovate mentre i tre uomini imputati stavano viaggiando per le strade di Seregno quando i carabinieri li hanno bloccati.
Uno stratagemma da film, che ricorda da vicino la pellicola hollywoodiana con protagonista Nicolas Cage, “Fuori in sessanta secondi”. Un film d’azione che racconta la storia di questa banda di ladri d’auto specializzati in particolare nei furti di macchine di grossa cilindrata. Professionisti raffinati del furto che andavano a caccia delle macchine più costose e rare partendo in qualche caso proprio dal recupero delle chiavi, arraffate anche nelle “case madri”, oltre che nelle concessionarie di lusso.
Ispirazioni cinematografiche a parte, il dato di fatto è che nel 2011 alcune concessionarie tra Milano e la provincia di Bergamo finirono nel mirino di alcuni ladri. Sono imputate a Monza tre persone: un uomo di 39 anni, un 38enne e un milanese di 33 anni. Tutti di Milano. I tre soggetti devono rispondere a vario titolo in particolare della ricettazione delle chiavi e di documenti e di contraffazione di documenti.
Le indagini – L’indagine era scattata a Seregno dopo che a bordo di una Bmw che era nella disponibilità dei tre, i carabinieri trovarono diverse chiavi di macchine oltre a una serie di documenti riconducibili a macchine rubate. A cosa gli servivano? Che utilità potevano quelle chiavi? E i documenti di macchine rubate a che potevano servire?
Il sospetto dell’accusa è che quei documenti in prospettiva sarebbero potuti essere contraffatti per avviare il trasporto all’estero dei veicoli. Uno dei tre imputati, peraltro, è accusato della contraffazione della propria carta di identità: sul documento era stata cancellata la parte dove era stato apposto il timbro “Non valida per l’espatrio”.
La Procura di Monza, rappresentata dal Vice Procuratore Onorario, Paola Zimbaldi, ha richiesto la pena di 2 anni e sei mesi per ciascuno degli imputati: «A bordo della Bmw – dice – sono stati trovati oggetti atti allo scasso, numerose chiavi di autovetture sottratte in alcune concessionarie. I carabinieri hanno effettuato una grande operazione».
Nelle prossime settimane si svolgeranno le conclusioni in attesa del pronunciamento della sentenza.