I carabinieri hanno scoperto in Brianza un vasto traffico di medicinali oppioidi che sarebbero stati ottenuti attraverso prescrizioni false rilasciate dietro compenso da un medico compiacente e quindi immessi nel mercato illecito delle sostanze stupefacenti. Otto le persone colpite da una ordinanza di custodia cautelare in carcere, tre italiani e otto egiziani, tutte indiziate di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di un servizio pubblico, truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale e falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità. L’indagine, diretta dalla Procura della Repubblica di Monza, è stata svolta dai carabinieri della Compagnia Carabinieri di Seregno. Eseguite anche perquisizioni personali e locali oltre che agli otto indagati anche nei confronti di altre quattro persone in stato di libertà.
I carabinieri di Seregno svelano un maxi giro di farmaci, arrestato anche un medico compiacente
L’indagine è stata avviata a ottobre dello scorso anno dopo una segnalazione a un militare della Stazione Carabinieri di Seveso da parte di un farmacista del luogo, insospettito da una cliente (tra gli otto raggiunti dalla misura cautelare) che sarebbe andata nella sua farmacia a ritirare i medicinali esibendo due prescrizioni rilasciate a nome di altrettante persone di sua conoscenza. Da verifiche, grazie alla collaborazione dei competenti uffici della Regione Lombardia, è emerso che i due pazienti non sarebbero in realtà figurati come assistiti dal medico di base che aveva compilato le prescrizioni (oltre 750 per più di 1.300 confezioni, dall’inizio dell’anno, considerate solo quelle ritirate nel territorio regionale).
Immediatamente sono stati disposti dal pubblico ministero, eseguiti dalla Sezione Operativa della Compagnia di Seregno con la collaborazione della Stazione di Seveso, ulteriori accertamenti che avrebbero portato a presupporre la sussistenza di un traffico illecito. Attraverso l’analisi dei dati del traffico telefonico, all’acquisizione di filmati di videosorveglianza sulle farmacie visitate e ulteriori accertamenti i militari seregnesi sono arrivati anche all’identità di alcuni presunti complici. Nei mesi successivi sono state eseguiti ulteriori riscontri attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, l’acquisizione e l’analisi di tabulati di traffico, registrazioni video e documentazione sanitaria, prolungati servizi di osservazione e pedinamento e geo-localizzazione dei veicoli in uso agli indagati.
Svelato giro di farmaci: ritirati anche in farmacie di Monza e Brianza
E’ emersa l’esistenza di due distinti presunti gruppi criminali “in reciproca concorrenza tra loro”, che avrebbero usufruito della disponibilità dello stesso medico di base, con ambulatorio in un Comune della Provincia di Milano, “a garantire stabilmente la fornitura di centinaia di ricette dematerializzate con la prescrizione di farmaci contenenti ossicodone e tramadolo”, derivati dell’oppio e inclusi nella tabella I delle sostanze stupefacenti, farmaci normalmente utilizzati nell’ambito delle terapie del dolore, “intestandole a terzi pazienti risultati ignari e quindi estranei a ogni responsabilità”.
I farmaci – oltre 70.000 pastiglie, per un giro d’affari stimato in oltre un milione di euro e con un danno complessivo, per il Servizio sanitario, nei soli casi emersi, di 120.000 euro – venivano ritirati “da alcuni degli arrestati” in “numerosissime farmacie del Nord Italia”, sempre differenti per non suscitare sospetti “individuate tra le province di Monza e della Brianza, Milano, Pavia, Varese, Como, Novara, Bologna, Firenze, Parma, Modena, Vicenza e Bergamo”. Farmaci che venivano ritirati, “grazie a espressa indicazione terapica certificata dal medico”, “senza sostenere alcuna spesa, in quanto interamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale”. Al medico compiacente sarebbe stato corrisposto: “un compenso di svariate decine di euro per ciascuna ricetta, stimato in misura variabile in ragione dell’entità di ogni singola commessa”. Gli arrestati sono stati tradotti presso le rispettive Case circondariali di riferimento, a disposizione dell’Autorità giudiziaria che ha emesso il provvedimento.