Ecco come si può evitare l’effetto Milano a Monza: “La città che vorrei”

Milano non ha legami: è sempre uguale per numero di abitanti, ma senza famiglie. La professoressa Elena Granata ha analizzato il fenomeno guardando Monza.
Monza dal cielo Brianza dal cielo
Monza dal cielo Brianza dal cielo

Il punto di forza di Monza? «Riuscire a fare senza Milano». Il suo limite? «Non poter fare senza Milano». E la metropolitana? «È un’opportunità, ma bisogna puntare sui servizi».

Così Elena Granata, docente di Urbanistica al Politecnico di Milano racconta la posizione di Monza, città indipendente per storia, ma allo stesso tempo troppo vicina a Milano per non poter subire influenze e trasformazioni della metropoli.

Lo spunto nasce dall’incontro promosso da Soroptimist International, allo Sporting sul tema lanciato dal club anche a livello nazionale “La città che vorrei. Reinventare la città a misura di donna”.

Ecco come si può evitare l’effetto Milano a Monza: le scuole

Così, dopo aver interpellato i ragazzi delle scuole medie ed elementari di Monza, per capire come vivono i giovani la città e queli sono i loro desideri è ora il momento di ragionare sulla città pensata da e per le donne.

Sull’argomento Elena Granata ha appena pubblicato un libro, “Il senso delle donne per la città”.

Elena Granata, docente di Urbanistica al Politecnico di Milano
Elena Granata, docente di Urbanistica al Politecnico di Milano

«Un libro – spiega – che guarda la città con lo sguardo al femminile. Lo sguardo delle donne sulla città è stimolante e rivoluzionario perché, salvo pochissime eccezioni, le donne non hanno mai avuto voce in capitolo, non hanno mai progettato o pianificato. Non potendo decidere di questioni urbanistiche si sono dedicate ad altro: la cura del verde, del paesaggio, l’educazione, il welfare. Proprio di tutto ciò di cui oggi abbiamo bisogno».

Ecco come si può evitare l’effetto Milano a Monza: lo sguardo

Lo sguardo delle donne sulla città diventa uno sguardo cruciale: «Si muovono per le città – spiega Granata – sono esperte di tempi e spazi, conoscono i quartieri poco sicuri, sanno come muoversi con i mezzi pubblici. Ecco perché è arrivato il momento per dare loro la parola».

È un momento difficile per le nostre città: «Abbiamo ereditato città che non sono più adatte ai nostri tempi – spiega – i giovani stanno male nello spazio che gli abbiamo lasciato, c’è forte il senso di sottrazione dello spazio vitale ed è molto sentito il tema della sicurezza».

Ecco come si può evitare l’effetto Milano a Monza: cos’è cambiato

Non è più il tempo di una città a compartimenti stagni con i luoghi dell’educazione, della salute, della cultura o della natura.

«Dopo il Covid – prosegue Granataabbiamo capito quanto la nostra salute abbia a che fare con l’aria che respiriamo, quanto tutta la città può essere un luogo educativo e la natura non può essere limitata a pochi parchi pubblici».

Bisogna ritrovare spazi di socialità e spazi pubblici: «Altrimenti educhiamo i nostri figli con l’idea che tutto si paga – spiega – dobbiamo riprendere l’idea della dimensione della gratuità altrimenti più che educare un cittadino educhiamo un consumatore».

Ci vogliono le idee brillanti di quelli che Granata chiama i “placemakers” (i costruttori di luoghi che prima non esistevano). Sono stati placemakers i progettisti della high line di Manhattan: una vecchia ferrovia che invece di essere demolita per far posto a nuovi grattacieli è diventata un parco pubblico e un’attrazione turistica con ricadute ben superiori della vendita di nuovo appartamenti.

Ecco come si può evitare l’effetto Milano a Monza: il parametro

La stoccata è per Milano che è la cartina di tornasole di dove sta andando la società: ha lo stesso numero di abitanti di cinque anni fa, ma le famiglie sono scomparse, gli studenti dopo gli studi non riesco a restare, le nuove famiglie non possono acquistare casa accanto ai nonni.

«Così si rompono i legami – ha concluso Granata nella serata organizzata da Soroptimist – dobbiamo lavorare nella direzione opposta. Fare in modo di poter restare nella città in cui abbiamo le radici, rimettere al centro il diritto delle persone di avere uno spazio pubblico, collaborare tra diverse amministrazioni».

Presenti alla serata per il comune di Monza gli assessori Ambrogio Moccia (Legalità), Marco Lamperti (Urbanistica), Andreina Fumagalli (Giovani e pari opportunità), Egidio Riva (Politiche sociali) che hanno ribadito il momento cruciale, le sfide urbanistiche, sociali e culturali a cui sono chiamati tutti.

«Soroptimist ha scritto un manifesto sul tema – ha concluso la neopresidente del club monzese, Zizeth Marounè stato siglato da Anci e fatto proprio dalla città di Lecco, ci auguriamo che anche Monza lo sottoscriva».