Nell’inferno di ghiaccio e neve del Rigopiano, in un’incessante lotta contro il tempo con l’obiettivo di salvare vite, c’era anche lui, Carlo Cardinali, 53 anni, cuore monzese, una vita dedicata ai vigili del fuoco. Funzionario a Milano, responsabile Usar Lombardia, un corpo speciale dei pompieri finalizzato a penetrare sotto le macerie in minimi spazi, Cardinali ha coordinato sul campo le operazioni di ricerca e recupero all’hotel travolto dalla valanga il 18 gennaio scorso.
Sono morti in 29, in quell’albergo, 11 si sono salvati e di questi 9 sono stati recuperati dai soccorritori sotto quello che rimaneva della struttura alberghiera.
«La nostra squadra è intervenuta quando i colleghi Usar della Toscana avevano appena salvato i bambini – ricorda – Purtroppo noi abbiamo estratto solo cadaveri». Il tono si fa serio. Sono trentatré anni che Cardinali lavora nel corpo dei vigili del fuoco a Milano. Ne ha viste tante. La tragedia più grande i 118 morti a Linate nel 2001, ma ogni volta è una storia diversa.
«Avanzavamo in mezzo alla bufera su un’unica strada innevata – ricorda l’arrivo sul luogo della tragedia a Rigopiano di Farindola in provincia di Pescara – La turbina faticava a salire, gli elicotteri restavano a terra. Non riuscivamo a portare su gli attrezzi, i puntelli non stavano nel buco, il mezzo antineve che si è anche rovesciato». Ostacoli superati pur di arrivare all’obiettivo: salvare vite nell’ormai ex Hotel Rigopiano. «Siamo addestrati apposta. Arrivare subito ed entrare in spazi minimi. La squadra Usar della Lombardia esiste da due anni». E lui accanto ai suoi uomini c’è da sempre non solo a parole.
Nei cunicoli di quello che rimaneva del Rigopiano ci è entrato. Nel cuore e nella testa la notizia di quel marito, che raccontava di aver stretto la mano della moglie e poi di averla sentita scivolare via. «Dovevo rendermi conto se c’era una persona che stava morendo. Non c’era. Avrei dovuto trovarla nella stessa stanza. Credo che un uomo costretto in uno spazio buio e freddo per due giorni perda il senso di quello che ha attorno». Cardinali c’è stato sin dall’inizio nel centro Italia ferito troppe volte negli ultimi cinque mesi. C’era ad Amatrice a caccia di vite sotto le macerie dell’Hotel Roma, luogo simbolo del terremoto di agosto.
«Purtroppo – e la voce si abbassa – anche da lì nessuno è uscito vivo. Madre natura ha deciso così».
Ci tornerà ancora nel centro Italia Cardinali, ma come funzionario addetto al controllo stabilità degli edifici. Lui la divisa del pompiere c’è l’ha cucita sulla pelle e altro mestiere non potrebbe fare. Il bisnonno, bolognese, faceva il vigile del fuoco, così è stato per il nonno, per suo padre e ora per lui. «Nel 1953, mio anno di nascita, la famiglia si trasferì a Monza. Qui sono nato e cresciuto ironia del destino in via San Carlo proprio accanto alla caserma dei vigili del fuoco». Una dinastia che finirà con lui. «Mia figlia (24 anni) ha scelto un’altra strada». Cardinali si lascia andare a un sorriso.