Dopo il Modello Brianza: continua l’afflusso di minorenni non accompagnati, tre al giorno secondo la Caritas

Dopo il Modello Brianza: continua l'afflusso di minorenni non accompagnati, tre al giorno secondo la Caritas.
Agrate Brianza, il centro profughi gestito dalla Croce rossa
Agrate Brianza, il centro profughi gestito dalla Croce rossa Michele Boni

Si chiamava “Modello Brianza” il sistema di accoglienza adottato fino all’introduzione dei Decreti sicurezza dell’ottobre 2018 firmati dall’allora ministro Salvini. Si chiamava, appunto, perché quel sistema riconosciuto ottimale e vincente dalla Prefettura, dai Comuni e dai cittadini non esiste più. Da allora, e ancora oggi, si è preferito puntare mezzi e risorse su grandi centri di accoglienza, collocati soprattutto al Sud.

Dopo il Modello Brianza, come funziona l’accoglienza

Ad applicare nel concreto quel modello Brianza è stata anche la Caritas decanale, per conto del Consorzio comunità Brianza che allora (e anche oggi) gestisce l’accoglienza dei migranti in provincia. Si trattava della sistemazione in appartamenti di piccoli gruppi di rifugiati, quattro o cinque al massimo. Un’accoglienza diffusa che, stando a quanto confermano da Caritas, non ha mai sollevato alcun problema di convivenza o vicinanza con gli altri condomini. I micro progetti di accoglienza erano finanziati da fondi ministeriali che poi, dopo la firma dei Decreti sicurezza, sono man mano spariti per dirottare gli stanziamenti statali verso i grossi centri di accoglienza.
«Oggi di quel sistema di accoglienza restano forse attivi solo piccolissimi progetti locali, finanziati con contributi non ministeriali», conferma Emanuele Patrini, di Caritas Monza.

In Brianza continua l’afflusso di minorenni non accompagnati

Se l’afflusso di migranti adulti nella modalità dell’accoglienza diffusa si è interrotto, è invece continuo l’arrivo a Monza di minori non accompagnati. Stando ai dati diffusi da Caritas decanale sarebbero almeno tre i ragazzi minorenni che ogni giorno bussano alle porte della Questura e del Comune per poter avere un aiuto e un alloggio. Numeri che il territorio non riesce però a soddisfare, almeno non immediatamente. E così molti di loro sono costretti ad aspettare diversi giorni prima di riuscire ad ottenere aiuto e accoglienza. Se a Monza arrivano mediamente ogni giorno tre minori, su Milano il dato è quintuplicato, e dei quindici che fanno richiesta solo cinque riescono ad essere subito collocati in strutture adatte all’accoglienza.

Dopo il Modello Brianza: i progetti

Grazie alla collaborazione con i Servizi sociali del Comune, che gestiscono questa emergenza, sono nate a Monza negli anni alcune strutture destinate proprio all’accoglienza dei minori non accompagnati. Come la Comunità Sirio, realizzata in un appartamento di proprietà della parrocchia di San Rocco a pochi passi dalla chiesa, e gestita dalla cooperativa Novo Millennio. O ancora la Casa del pane a Regina Pacis, nata da un’iniziativa di don Andrea Colombo che aveva messo a disposizione una parte del suo appartamento per dare ospitalità a ragazzi richiedenti asilo.

Dopo il Modello Brianza: gli spazi di accoglienza per minorenni

Spazi di accoglienza sempre per minorenni rifugiati arrivati in Italia da soli sono offerti anche dalla Fraternità Capitanio di San Biagio e dalla comunità delle suore del Castello a San Fruttuoso