La sistemazione della scuola nel campo di Rukban, ai confini con Giordania e Iraq, in una zona desertica, dove il vento solleva fine sabbia rossa che penetra ovunque e rende impossibile ogni attività è solo l’ultimo dei progetti di “Insieme per la Siria”. A Rukban mancano praticamente tutti i servizi. L’obiettivo immediato è rifare il tetto delle otto aule ma tutto è reso difficile dal luogo: il primo centro dove è stato possibile acquistare il legname per i lavori dista 200 chilometri dal campo. Oggi, dopo otto anni (esattamente dal 31 marzo 2013, ndr) di impegno senza sosta per il popolo della Siria e in particolare per i bambini e per le donne provati da una guerra che dura da 10 lunghissimi anni, la onlus di Monza, per voce del suo fondatore e presidente Lorenzo Locati, ne è convinta più che mai: l’impegno per la Siria non si interrompe perché ogni piccolo aiuto genera altri aiuti, in una catena di condivisione che va ben oltre la solidarietà del momento e si trasforma nel desiderio di portare comunque occasioni di futuro anche là dove il presente resta ancora così terribile.
Dalla “scuola cerotto” al confine turco, divenuta un modello di istruzione in un contesto difficilissimo, alla più recente tenda della solidarietà, con il suo corso di sartoria per guardare al futuro, sempre e comunque. E ancora, per stare invece nell’urgente presente, dal 44esimo container di beni di prima necessità partito proprio in questi giorni per il campo di Bab al Hawa all’invio, in un progetto lampo di qualche settimana fa, di 300 quintali di legna per il campo profughi di Rukban, vicino al confine con la Giordania, dove l’inverno per chi non ha un riparo e non riesce ad accendersi neppure un fuoco può diventare una trappola mortale. Sono davvero tanti i progetti avviati e portati avanti. «Il nostro non è certo un nome di facciata. Crediamo sino in fondo che insieme sia possibile fare molto, uniti ad altre associazioni, a singoli cittadini ma anche ad aziende che ci aiutano nei progetti». Da quella prima scuola realizzata a Bab al Hawa per 250 bambini e ancora oggi sostenuta in tutto (stipendi degli insegnanti, attrezzature e materiali didattici) dai volontari al costante invio di aiuti umanitari, la Onlus monzese non si è mai fermata. Non può. Anche perché il dramma della lacerazione del popolo siriano è ormai sempre più silenzioso, sotto traccia, invisibile come i tanti bambini vittime del conflitto. “Insieme si può fare” in questi anni ha creato una rete di collaborazioni preziosissima.
La Plaster school a Reyhanli è sorta dalla collaborazione con “Every child is my child”, realtà guidata dall’attrice Anna Foglietta e che riunisce molti artisti. Oggi la scuola cerotto è in grado di preparare all’inserimento nella scuola pubblica turca centinaia di bambini che altrimenti non avrebbero tale opportunità ed è un centro educativo e rieducativo per i piccoli profughi. Anche la lecchese Mani di pace, che da statuto intende “intrecciare fili di pace nel mondo”, cammina ormai accanto alla onlus monzese in tanti percorsi. Al Peace & Cooperation Camp, a gennaio 2021, le donne hanno ricevuto il dono di tessuti colorati grazie all’unione di intenti delle due onlus. Con le stoffe sono arrivate anche quattro macchine da cucire. Già attivo un corso, (destinatarie 15 ragazze che impareranno così un mestiere) con una sarta professionista, avviato sotto la grande tenda comune donata dall’azienda desiana Bizerba. Quest’ultimo è un altro intreccio solidale che si è generato; così come lo è quello con Galbusera che periodicamente dona carichi di dolci e con tante altre piccole realtà sparse in giro per l’Italia, dalla Liguria al Lazio, che fanno riferimento alla Onlus di Locati.
Oggi Aleppo non vive più i tremendi giorni del conflitto, ormai concentrato nella zona di Idlib, nel Nord-Ovest della Siria, eppure le inarrestabili conseguenze del conflitto restano devastanti. «Direi terribili, in termini di povertà – spiega Lorenzo Locati (nel tondo)-. Prima della guerra il cambio era un dollaro/50 lire siriane. Oggi siamo a un dollaro e 3.300 lire. L’inflazione rende impossibile persino pagarsi l’affitto di un locale in una casa semidistrutta dai bombardamenti». Ad Aleppo ora vive il 30% della popolazione pre-conflitto. Qui “Insieme per la Siria” ha attivato tre progetti. Un percorso di aiuti è nato dalla volontà di Noura Warrak, vicepresidente della Onlus, ed è messo in atto da Ghosun, donna coraggiosa decisa a spendersi per bambini orfani, donne e anziani soli. Oggi sono 60 le famiglie musulmane e cristiane che ricevono un pacco di viveri mensile. Ma i volontari guardano anche oltre: «Non è pensabile fermarsi al gradino della sussistenza, è necessario progettare un futuro» insiste Locati. Così è stato attivato il progetto “Casa Speranza”, un centro gestito da donne allontanate dalla strada, cui la guerra le aveva costrette, che si occupano di una trentina di bambini e ragazzi sorpresi a mendicare o costretti a compiere piccoli furti per poter sopravvivere. La Onlus fornisce viveri, medicine, vestiti e garantisce lezioni di lingua araba e matematica. Eppoi c’è “Casa accoglienza” un appartamento ad Aleppo per insegnare un lavoro a donne e giovani. È già in partenza un corso di sartoria con molte allieve. Oltre a insegnare loro un mestiere, il percorso ha permesso di confezionare abiti per i bambini di Casa Speranza e le famiglie aiutate.
Per sostenere i tanti progetti è possibile acquistare il sapone di Aleppo, tipico della tradizione artigianale siriana scrivendo a infoinsiemesipuofare@libero.it oppure chiamando Locati al numero 338.442 8309 o con una donazione da effettuare al Credito Valtellinese Iban IT20L0521620401000000104905, BIC SWIFT: BPCVIT2S.