«Diceva che lo voleva far fuori, lo sapevano tutti nel quartiere, ma non l’ho mai preso sul serio, io non ho mai istigato nessuno». Così si difende l’uomo di 43 anni arrestato con l’accusa di concorso morale nell’omicidio di Cristian Sebastiano, il 42enne di San Rocco ammazzato sotto i portici delle ex case Gescal di via Fiume la mattina di domenica 29 novembre per mano, secondo le accuse, di due ragazzini di 14 e 15 anni del quartiere, in attesa di processo il prossimo 13 luglio.
L’uomo, in carcere da circa un mese con l’accusa di aver istigato l’azione omicida dietro la promessa di un compenso in denaro (2000 euro), mercoledì ha risposto alle domande del Pm Sara Mantovani, in sede di interrogatorio chiesto dallo stesso pubblico ministero. Un faccia a faccia durato più di due ore, nel quale ha detto di conoscere la vittima “da anni”, ma di non aver avuto «nessun debito con lui».
Lo sfondo della vicenda è lo spaccio di droga. Attività alla quale il povero Sebastiano, ucciso da oltre venti coltellate, era dedito da anni. Cosa che aveva provocato nei suoi confronti l’ostilità del ragazzo 14enne, che diceva di odiarlo perchè lo aveva trascinato nel consumo di stupefacenti.
«Era una cosa nota – si sarebbe difeso – non aveva bisogno di me che lo spingessi a fare qualcosa, non pensavo parlasse sul serio». In realtà il 14enne di San Rocco nega la premeditazione, dicendo di essere uscito di casa con il complice (e il coltello) per rapinare Sebastiano della droga (cinque grammi di cocaina) che aveva con sè. I due minorenni aspettano di essere processati in estate col rito abbreviato. La difesa del presunto mandante potrebbe presentare un’istanza di revoca della misura in carcere.