Quante persone sono morte in Italia da gennaio fino al 30 settembre 2020? L’istituto nazionale di Statistica, l’Istat, ha pubblicato i dati aggiornati con il confronto rispetto alla media dei cinque anni precedenti. Numeri aggiornati alla vigilia della seconda ondata dell’emergenza coronavirus, che si è acutizzata da metà ottobre, che fissano quanti sono stati i decessi in totale in Italia: non sono morti per conseguenze del coronavirus, non tutti. Aiuteranno a stimare l’impatto che l’epidemia ha avuto sull’Italia da quando si è presentata, a inizio febbraio.
In Italia da gennaio al 30 settembre sono morte 527.888 persone: negli ultimi cinque anni erano morte in media 484.435 persone. Sono quasi 43.500 decessi in più. In Lombardia sono morte 100.849 persone, contro una media di 74.532 persone (+26.317); in provincia di Monza e Brianza nel 2020 sono morte 7.237 persone, contro una media di 5.822 (+1.415).
Guardando i dati delle città a Monza da gennaio a settembre secondo i dati Istat sono morte 1.205 persone, negli ultimi cinque anni la media era stata di 953,8 (+251)
Seregno conta 383 persone morte contro una media del 310,2 (+73), a Giussano sono morte 210 persone contro la media di 153,6 (+56), a Besana in Brianza sono 161 persone contro la media di 123,4 (+38), a Carate Brianza 167 persone contro una media di 130,2 (+37).
A Lissone sono morte da gennaio a settembre 349 persone, la media era di 278,2 (+71), a Desio 306 persone (media 266,8, +40). A Biassono 110 persone contro la media di 80,4 persone (+30).
A Cesano Madenro sono morte 304 persone ( 258,4, +46), a Vimercate 262 persone contro una media di 200,2 (+62).
Le percentuali salgono nei centri più piccoli: spicca quindi Aicurzio dove sono morte 29 persone contro una media di 15.
Per contro ci sono comuni come Ceriano Laghetto (34 contro media 40,8), Correzzana (7 contro 13,2), Camparada (9 contro 13) dove il dato dei decessi del 2020 risulta essere inferiore al 2019.
L’Istat analizza che “considerando l’andamento dei decessi per il complesso delle cause nel primo bimestre del 2020 si può constatare come in tutta Italia la mortalità fosse inferiore rispetto alla media del periodo 2015-2019”.
Poi “a partire da marzo e fino al mese di maggio, mesi caratterizzati dalla prima ondata di covid-19, si evidenzia un’importante “rottura” della tendenza alla diminuzione (…) soprattutto nelle aree più colpite dalla pandemia”.
È il Nord l’area in cui si registra l’inversione di tendenza più marcata, con un aumento del 60,5%; in particolare, in Lombardia si passa da una diminuzione dei decessi del 5,6% del bimestre gennaio-febbraio 2020 a un aumento del 111,0% nei tre mesi successivi. Giugno e luglio sono i mesi in cui invece l’effetto della prima ondata della pandemia sembra aver esaurito i suoi effetti sull’eccesso di mortalità: si registra,infatti, un livello di decessi inferiore alla media 2015-2019 dello stesso periodo.
Nel bimestre agosto-settembre il numero dei decessi per il complesso delle cause torna ad essere generalmente superiore alla media 2015-2019 dello stesso periodo. La seconda fase si caratterizza per una distribuzione dei casi Covid-19 su tutto il territorio nazionale e anche l’eccesso di mortalità totale, rispetto ai 5 anni precedenti, riguarda tutte le ripartizioni, con incrementi generalmente più sostenuti nelle regioni del Centro-sud.
Tra le aree che registrano un incremento almeno del 5% si segnalano la Sardegna(8,9% di decessi in più rispetto alla media 2015-2019), la Puglia (7,8%), la Toscana(7,4%), l’Umbria (6,1%), Sicilia (5,7%) e la Calabria (5%). Le uniche regioni del nord che raggiungono o superano la soglia di incremento del 5% sono la Valle d’Aosta e il Veneto.