«È stata un’esperienza unica». Francesco Costabile, 60 anni, impiegato desiano, ha ancora negli occhi e nel cuore i volti e i sorrisi delle tante persone incontrate in India.È rientrato da pochi giorni, dopo una “missione” di due settimane, al seguito dei medici volontari dell’associazione Humanitarian Help for Poor People (H.h.p.p.). Un viaggio desiderato, finalmente realizzato, insieme al medico di fiducia, impegnato da tempo con l’associazione che organizza missioni sanitarie nei villaggi.
«Tornerò» dice con determinazione il desiano, che ha trascorso le sue ferie tra le regioni indiane dell’Andhra Pradesh e il Kerala, insieme ad un’altra decina di volontari, soprattutto medici e infermieri.
«Ogni giorno allestivamo camp medici nei villaggi, accompagnati dalle suore francescane che operano nelle zone più povere». Insieme al desiano c’era un’equipe di medici specializzati. «Io mi occupavo della distribuzione di farmaci, vestiti e giocattoli. I medici, in ogni villaggio, visitavano quasi 200 persone al giorno, soprattutto bambini e anziani».
Il gruppo è stato ospite delle suore. «Eravamo presso una missione di francescane che hanno un dispensario e una scuola frequentata da mille bambini. Sono state molto accoglienti. Il 4 ottobre, giorno di San Francesco, hanno anche organizzato per me una festa di onomastico».
La seconda parte della missione è stata invece in Keraka: anche qui, i medici volontari hanno prestato il loro servizio, mentre Costabile o ha dato una mano nella distribuzione dei medicinali. E ha incontrato tante persone.
«È stata un’esperienza unica: non potrò mai dimenticare il sorriso dei bambini e la dignità degli anziani, pur nella miseria. E l’accoglienza calorosa che ci hanno fatto. Quasi imbarazzante».
L’India è uno dei Paesi più poveri del mondo e l’impatto con questa realtà non è semplice. «Sono tornato “arrabbiato” – spiega il volontario desiano – nel senso buono del termine: quello che ho fatto è pochissimo. Mi rendo conto che c’è tanto da fare, in India come in tanti altri Paesi del mondo». Ecco, quindi, la decisione di non fermarsi all’esperienza delle due settimane. «Vorrei tornare presto in India. Intanto, qui, in Italia, mi impegno a raccogliere farmaci, vestiti e fondi. Cerchiamo anche medici volontari che abbiano voglia di fare un’esperienza di missione: vorremmo organizzare almeno un paio di viaggi all’anno».