Partito per Boston, negli Stati Uniti, col desiderio di essere ammesso alla prestigiosa Scuola di Specializzazione in Neurologia della Facoltà di Medicina di Harvard, non solo ha realizzato il suo sogno, ma è andato anche oltre le sue aspettative.
Il desiano Alessandro Biffi, 34 anni, oggi è professore in Neurologia e Vice direttore del Master di Specializzazione in Neurologia Comportamentale e Neuropsichiatria presso il Massachusetts al General Hospital di Boston e direttore di un gruppo di ricerca presso la scuola di medicina dell’università di Harvard.
Lo scorso 23 febbraio a Houston ha ricevuto il premio “Siekert Award” per le sue ricerche sui fattori genetici che favoriscono l’ictus emorragico e condizionano la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti. Un premio che si aggiunge a quello ottenuto nel giugno 2015 a Bethesda (sempre negli Usa) per essere uno dei migliori giovani ricercatori in campo medico.
«Quando, nel 2008, ho lasciato l’Italia per gli USA – ci scrive – la mia intenzione era di restare per qualche mese qui ad Harvard, partecipare ad un progetto di ricerca e creare legami collaborativi. Il mio progetto iniziale ha avuto un buon successo e mi fu offerta la possibilità di restare per 2-3 anni come ricercatore. Come spesso accade, le circostanze della vita contano più di qualsiasi piano. Avendo incontrato la mia futura moglie, presi la decisione di restare negli USA».
La vita di Alessandro Biffi si divide tra il lavoro, la ricerca e la famiglia. Dal 2011 è sposato con Elena, una collega docente universitaria americana, e ha una bambina di 3 anni, Victoria, e un bimbo di tre mesi, Edward. Nel 2015 ha ottenuto la cittadinanza americana. «La strada è stata tutta in salita. Per poter praticare la medicina negli States occorre prima passare quattro test. Il numero di ore di studio necessarie (pur avendo già ottenuto la Laurea in Medicina) è stato di diverse centinaia. Una volta ottenuto un posto in specialità, l’addestramento prevede un ritmo di lavoro di circa 60-80 ore alle settimana. Pur essendo uno sforzo notevole, il risultato è una preparazione formidabile.
Ora svolgo attività clinica in un ambulatorio dedicato alle conseguenze cognitive e comportamentali dell’ictus, un’ iniziativa che ho creato io un anno fa. Il resto del mio tempo è dedicato alla ricerca scientifica, dirigendo un gruppo di ricercatori. Il nostro obiettivo è quello di prevenire e curare i disturbi neurologici legati all’invecchiamento, in particolare le demenze e l’ictus».
Dall’America, Alessandro pensa spesso a Desio: «Mi mancano la mia famiglia e i miei amici, incluse alcune persone che ho conosciuto fin dalla scuola elementare al Collegio Pio XI . Mi mancano anche i luoghi in cui sono cresciuto: paesaggi, suoni, profumi e sensazioni che ritrovo ad ogni rientro in Italia, non molto diverse da quando ero bambino. Ci sono tanti “landmarks” a Desio che significano molto per me: la mia casa in via Visconti, il Collegio Pio XI dove ho frequentato elementari e medie, e l’ospedale in cui ho partecipato per la prima volta alla cura di pazienti con problemi neurologici durante il quarto anno di Medicina».