A quasi dieci anni di distanza la Corte dei conti dirà se la vicenda Asam-Serravalle, gestita dall’allora presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, ha provocato un danno erariale di 118 milioni di euro. Se i magistrati contabili che mercoledì 25 febbraio esamineranno i fatti accoglieranno la tesi del procuratore Antonio Caruso potrebbe avere qualche problema anche Gigi Ponti, presidente della Provincia di Monza e sindaco di Cesano Maderno, all’epoca assessore nella giunta di Palazzo Isimbardi. Sulle sue spalle, come su quelle di altri sette amministratori di quell’esecutivo, potrebbe infatti ricadere una parte delle responsabilità legata all’operazione ideata da Penati.
Nel luglio del 2005 la giunta di Milano ha votato l’acquisto del 15% della società Serravalle, di cui deteneva già un consistente pacchetto, dall’imprenditore Marcellino Gavio a un prezzo considerato sproporzionato dall’accusa. La questione, che a prima vista potrebbe apparire semplice, in realtà è piuttosto complessa in quanto si intreccia con diverse partite, che secondo Penati sarebbero state giocate anche dai vertici nazionali del Pd, e con le speculazioni legate al Comune di Sesto San Giovanni per le quali l’ex presidente deve rispondere alla giustizia penale.
Da mercoledì, in ogni caso, la Corte dei conti si concentrerà solo sugli aspetti contabili e sul presunto danno erariale e punterà nuovamente il dito contro il provvedimento con cui l’amministrazione di centrosinistra ha sborsato 8,83 euro per azioni costate a Gavio 2,8 euro e che a quell’epoca, secondo i magistrati, non ne valevano più di 4. L’intesa ha fruttato 238 milioni, di cui 175 di plusvalenza, all’imprenditore che, quasi contemporaneamente, ha appoggiato con 50 milioni il tentativo fallito di Unipol di scalare la Bnl. Penati, dal canto suo, da anni replica con la relazione commissionata da Palazzo Isimbardi allo studio Vitale & associati secondo cui il valore delle singole quote poteva oscillare tra i 6,20 e i 10,06 euro.
Il documento, in realtà, secondo la Corte sarebbe stato confezionato qualche giorno dopo l’acquisto e retrodato nel tentativo di giustificare il prezzo.
Se la giustizia contabile non ha ancora emesso il suo verdetto, le condanne politiche non si sono fatte attendere. Poche settimane dopo la firma del contratto milionario Pdl e parte della Lega hanno attaccato duramente Penati e l’allora sindaco di Milano Gabriele Albertini ha presentato un esposto. Il Comune in quanto socio di minoranza di Serravalle, a suo parere, sarebbe stato danneggiato dalla successiva svalutazione delle azioni.
La Procura di Milano, sulla base di una perizia, ha archiviato le accuse. La stessa strada non è stata imboccata dai magistrati contabili che hanno avviato una procedura specifica nel 2010. Sul giudizio finale potrebbero pesare anche i debiti per circa 300 milioni di euro accumulati da Asam per rilevare le quote di Serravalle, finita negli ultimi anni nell’elenco dei gioielli di famiglia da vendere.
La società, però, non sembra più tanto appetibile dato che i bandi pubblicati dalle province di Milano e di Monza e da Palazzo Marino sono andati deserti e, complice la crisi economica, non si è fatto avanti nessun acquirente.