Coronavirus, Monza e Brianza e le nuove regole per ristorazione, musica e cultura

Un dpcm o un’ordinanza alla volta hanno chiamato bar, locali, associazioni e culturali e ristoranti a riorganizzarsi e a ripensarsi di nuovo. Anche a Monza e in Brianza. E non tutti hanno deciso di andare avanti.
Seregno Arci Tambourine - foto Facebook
Seregno Arci Tambourine – foto Facebook

La chiusura alle 24, la chiusura alle 23 e poi alle 18.Il coprifuoco dalle 23 alle 5. Un dpcm o un’ordinanza alla volta hanno chiamato bar, locali, associazioni e culturali e ristoranti a riorganizzarsi e a ripensarsi. Ancora. Anche a Monza e in Brianza. E non tutti hanno deciso di andare avanti.

È il caso della Locomotiva di Vimercate che lunedì 27 ottobre ha chiuso alle 18 e ha deciso di prendersi una pausa “finché non ci saranno le condizioni sanitarie ed economiche che ci permettano di riprendere l’attività”, hanno fatto sapere in giornata.

“Ovviamente non siamo felici di questa situazione e siamo preoccupati come tutti voi – continua la nota – Pensiamo però che sia il momento di andare oltre gli interessi del singolo e di dare il nostro piccolo contributo al contrasto di questa pandemia che anche in Brianza sta galoppando. Il nostro ovviamente è un arrivederci, sperando di poter tornare ad assembrarsi il prima possibile”.

Ha rimodulato gli orari oltre la fascia di pranzo chi si occupa di ristorazione o pasticceria-gelateria, riattivando o potenziando il delivery che è consentito, come il servizio da asporto, anche oltre l’orario di chiusura imposto dal dpcm (ore 18) fino quasi al coprifuoco, che in Lombardia scatta alle 23. Alla sera molte attività si sono organizzate, con le “vecchie abitudini” come le chiama lo Speedy di Monza (sette giorni su sette dalle 18.30 alle 22) o con gli orari “facili facili” dice il Rise live bistrot di Vimercate (da lunedì a sabato 19-22). Sono ripartiti anche il delivery e take away “Derby a casa tua”, il servizio del ristorante dell’Hotel de la Ville con lo chef Fabio Silva. Oppure c’è chi ha pensato a qualcosa di nuovo: come il brunch alla mattina di domenica del birrificio Carrobiolo di Monza.

E poi c’è chi lavora con la musica, che ha dovuto cancellare tutto. Il Bloom di Mezzago ha chiuso il cinema dalle poltroncine rosse e cancellato il programma dei concerti fino al 24 novembre. Continuano i corsi, in modalità streaming, con il gruppo insegnanti che “si è organizzato per tenere le lezioni on line”.

“Il Bloom ed il suo Bar per il momento rimangono chiusi: ci stiamo nuovamente riorganizzando, presto ci saranno delle novità che avremo cura di comunicare non appena saranno definite”, fanno sapere da via Curiel.
Il club torna a fare l’appello #SalvaBloom già lanciato in primavera in occasione del compleanno numero 33: chi vuole può aiutare con una donazione (una tantum – con Paypal o bonifico – ricorrente o col 5×1000) e acquistando i prodotti di bar e bottega (libri, dvd e t-shirt).

Si ferma anche l’associazione culturale Tambourine di Seregno: “Noi ci abbiamo tentato ma è durato meno di un battito di ciglia. Ringraziamo chi ci ha provato con noi e chi aveva dato la disponibilità per farlo. Sono stati mesi complessi ma abbiamo dimostrato di poter costruire un nuovo, ennesimo, modello che evidentemente non è bastato perché non viene ritenuto fondamentale. Possiamo dire che le scelte che negano le complessità non ci sono mai piaciute. Ci viene chiesto di fare un passo indietro, ancora una volta. Ed allora pretendiamo che chi di dovere faccia dei passi avanti. Non molleremo nemmeno questa volta, non vediamo l’ora di rivedervi tutti e rivedere le nostre luci accese”.

Ha superato le 17mila firme una petizione online cui hanno aderito Aldo Baglio (con il Trio) e lo Spazio Cinema che ha tra i suoi luoghi anche il Capitol di Monza. «Siamo un gruppo di lavoratori dello spettacolo e della cultura e a viva voce chiediamo che non vengano chiusi cinema e teatri, presidi in cui sono garantite tutte le norme di sicurezza igienico sanitarie, dal tracciamento dei posti alla sanificazione, al controllo della temperatura e all’uso della mascherina obbligatoria – scrivono i promotori al presidente del consiglio Conte e al ministro Franceschini – Poniamo queste condizioni al di là di tutte le valutazioni e le implicazioni che questa ulteriore serrata comporta per tutto il settore e per il significato e il valore che la cultura deve avere nel nostro Paese».