Lo chiamavano lo chef. È stato sepolto infilato in un sacco. È la denuncia della ex moglie Katia, che secondo quanto riporta il Corriere della Sera di domenica 11, ha scritto una lettera al sindaco di Milano Beppe Sala per esprimere il proprio rammarico. L’ex marito, Massimiliano Rovelli, un senzatetto di Paderno Dugnano, era stato trovato morto lo scorso 27 febbraio, a Milano, stroncato dal freddo: 47 anni, aveva trovato un giaciglio di fortuna in via Vittor Pisani.
L’ex moglie scrive che: «la dignità è di tutti gli uomini, anche dei clochard. Essere infilati nella bara chiusi in un sacco è un atto immorale». La signora, sposata con Rovelli fino al 2012 e con il quale ha avuto un figlio, dice che si era messa d’accordo con le pompe funebri per le esequie e loro con l’obitorio comunale milanese dove era stata disposta la salma per vestire l’ex marito. Tanto che il giorno dopo la scoperta del decesso, la donna dice di aver portato all’obitorio degli abiti: «mai utilizzati». E se la prende con i dipendenti dell’obitorio che hanno incassato il corpo del marito ancora avvolto nel sacco, utilizzato per il prelievo del cadavere, direttamente nella bara.
I dipendenti – sempre secondo quanto riporta il Corsera – attraverso il loro responsabile si difendono (e si scusano con i familiari) dicendo di non essere riusciti a vestire la salma in quanto in uno stato di forte degrado e di aver avvisato di questo le pompe funebri. I familiari hanno scoperto la verità il giorno dei funerali e non hanno potuto fare più nulla nonostante la disponibilità a pagare la vestizione.
A Paderno Massimiliano Rovelli aveva vissuto in un appartamento in un palazzo di via Gorizia a pochi metri dal centro, il padre era stato dipendente comunale mentre il 5 dicembre scorso era morta la mamma.