Migliaia di case in vendita che non saranno mai acquistate e di appartamenti da affittare che non troveranno mai un inquilino: non è lo scenario di una città fantasma devastata da un cataclisma, ma di una qualsiasi località della Brianza. La crisi economica ha solo acuito un fenomeno noto da anni: dalle nostre parti si è continuato a costruire abitazioni per il ceto medio nonostante la domanda fosse di molto inferiore all’offerta.
A Monza nel 2011, come documentato dal censimento, erano liberi 3.719 dei 58.639 alloggi rilevati: ora, secondo gli esperti, il numero dovrebbe essere lievitato. Per il resto della Brianza non ci sono dati aggiornati ma, secondo le stime effettuate dall’ufficio Statistica del Comune, gli appartamenti sfitti dovrebbero essere 24.948 su 345.491. Nelle città più grandi le abitazioni in attesa di essere occupate sono oltre mille: 977 a Brugherio, 1.091 a Cesano Maderno, 1.200 a Desio, 1.291 a Lissone e a Seregno.
A qualcuno le proiezioni paiono non del tutto attendibili: «Oltre 24.000 case vuote – commenta l’assessore provinciale all’Urbanistica Cristiano Crippa – mi sembrano tante. Nel 2009, secondo gli studi preliminari al Piano territoriale di coordinamento effettuati dal Pim e dal Politecnico, erano tra le 16 e le 18.000. Ora, a causa della crisi, secondo me saranno attorno a 20.000». Si tratta, in ogni caso, di un’enormità: «Fino a qualche tempo fa – afferma l’amministratore – ogni anno si aggiungevano 4-5.000 alloggi sfitti o invenduti, eppure si continuava a edificare. Tuttora ci sono interi comparti immobiliari all’asta perché gli operatori sono falliti o hanno chiesto il concordato che il Tribunale non riesce a piazzare nonostante i ribassi. In una situazione simile non ha senso pensare ancora a una politica espansiva: occorre, piuttosto, riqualificare ciò che esiste».
Le vendite, prosegue, sono crollate anche per la difficoltà con cui le banche concedono i mutui alle giovani coppie: niente a che vedere con l’agilità con cui aprivano i rubinetti fino a una decina di anni fa. «Soprattutto a Milano – spiega Crippa – finiscono all’asta molti appartamenti di persone che non riescono a pagare il mutuo. Spesso sono stranieri a cui, nonostante una condizione precaria, le banche hanno concesso il prestito per l’acquisto. In Brianza, però, questo fenomeno è contenuto».
Se cala la domanda di alloggi, cresce quella di vani a prezzi calmierati, come dimostrano, le ricerche preliminari al Ptcp: negli ultimi anni l’aumento delle abitazioni occupate è stato determinato soprattutto dalla frantumazione delle famiglie, che diventano sempre più piccole. La richiesta annua dovrebbe ora attestarsi attorno ai 4.500 alloggi ma rimane alta quella di case popolari: sono, del resto pochi, i comuni brianzoli in cui sorgono stabili gestiti dall’Aler, di norma concentrati nelle città medie e grandi e solo il 2,3% degli inquilini occupa locali di proprietà pubblica. Eppure 29 località su 55 sono classificate dalla Regione ad alta tensione abitativa e il fabbisogno è ritenuto critico a Cesano ed elevato a Monza.
Monica Bonalumi