Per i cittadini e per il commercio. Da qui partiva l’amministrazione comunale della primavera 1899 pensando a pianificare l’ampliamento della città di Monza, forse le premesse vere della grande crescita urbana dello scorso secolo. A portare in consiglio il problema è stato Casanova, il fondatore delle telerie.
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La Rivista monzese in edicola giovedì 13 aprile di quell’anno annunciava la seduta consiliare (“l’adunanza”, per essere precisi) per il martedì successivo, il giorno 18. In un lungo ordine del giorno che scontava diversi arretrati dall’assemblea precedente, era in programma anche la discussione attorno alla “Interpellanza del Consigliere signor Federico Casanova in merito ai provvedimenti da prendere per regolare l’ampliamento della Città in correlazione collo sviluppo commerciale della Città medesima”. Perché? Perché la città era esplosa, demograficamente, ed era successo anche per la vocazione commerciale (e industriale) che stava percorrendo Monza in quegli anni, attirando cittadini. Se il censimento del 1881 aveva certificato in città 26.807 residenti, cioè poco oltre 2mila in più rispetto a vent’anni prima, nell’arco di altri due decenni – nel 1901 – il calcolo sarebbe arrivato a 41.218 monzesi, cioè il 53,8% in più rispetto al 1881. Soltanto tra 1951 e 1971 sarebbe successo qualcosa di simile in due decenni, con il salto da 73.114 a 114.327 residenti, cioè più 50,9% di aumento.
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La proposta poi approvata di Casanova muoveva dalla necessità di “portare (al piano di ampliamento della Città, ndr) tutta l’attenzione alfine di evitare guai di viabilità e d’edilizia in un avvenire non lontano”. E allora “il Consiglio Comunale convinto della necessità che si abbia a regolare l’ampliamento della Città secondo le esigenze sempre crescenti per rapido incremento della popolazione, nonché per conseguente sviluppo commerciale, invita l’On. Sig. Sindaco a nominare una commissione che presenti nel più breve termine al Consiglio un programma di studio tendente a regolare lo sviluppo esterno della città in rapporto alla parte interna”. La discussione scorre sorprendentemente liquida e con qualche controproposta tutti dicono sì: due anni dopo il censimento avrebbe certificato il grande boom, altri dieci anni e i monzesi sarebbero stati 51.655 (1911) per poi continuare a crescere, fino al picco degli anni Ottanta.