L’avviso appare sulla terza pagina del giornale, in coda alla cronaca cittadina, come accadeva presumibilmente una volta all’anno. “Leva 1881” si legge nel titolo in grassetto sotto la categoria “Avvisi Municipali” e riporta semplicemente una comunicazione di routine nella burocrazia di Stato.
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“A cominciare dal I corrente e per 15 giorni consecutivi rimarrà pubblicato all’albo pretorio di questo Palazzo Comunale l’elenco dei giovani iscritti sulla lista di leva dell’anno 1881, compilato in conformità dell’articolo 10 del Regolamento 2 luglio 1890”. Niente da eccepire: l’elenco delle persone per il quale l’amministrazione pubblica chiedeva correzioni e integrazioni alla popolazione, come viene spiegato immediatamente dopo: “In seguito alla pubblicazione di detto elenco chiunque potrà denunciare all’ufficio municipale (sezione II) gli omessi appartenenti alla leva nati nel suindicato anno, o negli anni anteriori, fare tutte le osservazioni intorno alle inesatte indicazioni degli inscritti e porgere richiamo sulla compilazione dell’elenco stesso”. Al netto del nemmeno velato invito alla delazione, occorre fare due calcoli: il giornale (la Rivista monzese) è quello pubblicato il primo febbraio del 1899. Di lì a sedici anni (quindici senza il diretto coinvolgimento dell’Italia), la nazione si sarebbe trovata nel conflitto mondiale.
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La chiamata alle armi sarebbe poi stata un’escalation: all’inizio del 1914 in servizio c’erano i nati tra 1892 e 1893, in estate sarebbero stati richiamate le leve dal 1889 al 1891, a settembre il 1894. Con l’anno nuovo sarebbe stato anche il turno – in anticipo – di chi era nato nel 1895, poi l’Italia ha iniziato ad attrezzarsi fino in fondo: la milizia mobile con le classi 1882-1888 e la milizia territoriale dal 1876 al 1881. Eccoli lì, i nati del 1881 di cui erano stati pubblicati i nomi il primo febbraio del 1899 e che sarebbero stati se non proprio al fronte, comunque in guerra , sedici anni dopo. La milizia mobile era destinata alla seconda linea, quella territoriale alla terza. Probabilmente pochi si sono trovati direttamente al fronte, durante la Grande guerra, ma forse sedici prima si auguravano comunque di meglio per il loro futuro.
C’è di peggio, d’altra parte: basta guardare qualche riga sopra, alla voce “Stato civile”: “Nati maschi 7” si legge in quella settimana. Sette della classe 1899, i ragazzi del ’99, gli ultimi spediti al massacro a malapena maggiorenni.