Nel cuore della polemica Meroni- Segre, fioccano le prime prese di distanza di alcuni esponenti della coalizione di centrodestra a Lissone. Sui social, il capogruppo Daniele Fossati precisa che “sulla polemica vax – no vax sono d’accordo al 100% con le parole della Segre: bisogna vaccinarsi e i no vax/no green pass non devono usare i simboli del nazismo per dimostrare la mancanza di libertà”, ritiene il post del consigliere Meroni “una caduta di stile sul piano personale e politico” e afferma “io mi dissocio da un tale comportamento”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Fratelli d’Italia. Il capogruppo Ruggero Sala spiega che “la politica non può scendere a certi livelli” e si dice “dispiaciuto, amareggiato”. “Personalmente, mi dissocio dalle dichiarazioni fatte dal consigliere Meroni e voglio esprimere la mia più sincera solidarietà alla senatrice Segre” dichiara.
Il presidente del Circolo, Giovanni Camarda aggiunge che “FdI Lissone si dissocia dalle dichiarazioni fatte dal consigliere Meroni ed esprime la più sincera solidarietà alla Senatrice Segre”.
E nelle prime ore di sabato 20 novembre, il sindaco di Lissone ha voluto esprimere il suo pensiero. «A proposito del post scritto da Fabio Meroni, ex sindaco, ex deputato, ex consigliere provinciale e ora consigliere comunale della nostra città e consigliere provinciale della nostra Provincia, io penso che chiamare una persona con un numero, tatuare questo numero su un corpo, ha l’obiettivo di cancellare la sua identità, di annullare la persona, la storia, la intelligenza e toglierle un futuro. Non è un numero qualunque. È quello di una deportata, vittima della più grande tragedia mondiale, ora senatrice della Repubblica» dichiara Monguzzi «richiamare questo numero vuol dire cercare di annullare ancora la senatrice Segre, testimone della storia, simbolo vivente di nefandezze. La storia non va strumentalizzata e non si può assolutamente equiparare la situazione di Auschwitz con il vaccino». Il sindaco rimarca che «le istituzioni italiane sono antifasciste, chi non lo è non può stare nelle istituzioni» e conclude «la mia Città non si rispecchia in: “cazzo…mancava lei… 75190”».
«Esprimo la mia solidarietà alla senatrice Segre con sui condivido totalmente il pensiero sui vaccini – dice Roberto Perego di Lissone in Movimento – Detto questo ritengo che il post di Fabio Meroni sia una caduta di stile sul piano politico e personale. Io a nome di Lissone in Movimento mi dissocio». «E’ giusto che ogni persona sia libera di portare avanti le proprie battaglie – dice il Movimento 5 Stelle lissonese – ma dal punto di vista umano c’è un limite che non va superato, esprimiamo la nostra solidarietà alla senatrice Segre»,
L’eco della polemica travalica come comprensibile i confini territoriali. Numerose sono le posizioni, le condanne e le reazioni che occupano (soprattutto a colpi di tweet e post) le pagine social di tutta Italia dove esplode il “caso Meroni”. Intervengono esponenti politici, delle istituzioni, giornalisti e comuni cittadini.
Se “Più Europa – Brianza” ritiene che «non è normale che accada in un Paese civile e democratico» ed aggiunge che «negare il Covid e, ancora peggio, non avere alcun rispetto per l’Olocausto è una cosa di cui ci si dovrebbe solo vergognare», il vice presidente del consiglio comunale di Milano, Angelo Turco, interroga la Lega e Salvini affermando che «la schifezza del giorno arriva da Lissone». «Inutile pretendere delle scuse, Meroni ha già dichiarato che non intende darle. Per un episodio come questo, un eletto nelle Istituzioni dovrebbe essere immediatamente invitato a dimettersi: il suo partito e il suo leader Salvini hanno niente da dire al riguardo?» domanda Turco.
Anche il giornalista Enrico Mentana interviene sul caso e, riferendosi a Meroni, scrive «mi vergogno per lui».