«Difficile, anzi, al limite della sostenibilità». Così Davide La Greca, direttore di una rsa a Nova Milanese e presidente provinciale dell’Associazione delle residenze sanitarie assistenziali (Arsa), definisce la situazione di grave crisi che stanno vivendo gli operatori del settore, aggravata pesantemente dal rincaro dei costi dell’energia. Stando ai dati raccolti attraverso un’analisi effettuata tra i soci dell’associazione regionale Arlea (a cui la monzese Arsa fa riferimento), l’incremento del consumo medio di energia elettrica per posto letto in un anno è stato del 469%, che significa 1.954 euro in più per ogni ospite ricoverato.
Caro energia, allarme anche per le Rsa: “Ipotesi di incremento di 10-20 euro al giorno sulla quota”
Non va meglio sul fronte dell’energia calore, dove i rincari tra agosto 2021 e agosto 2022 sono stati pari al 461%, circa 71.000 euro in più considerando una struttura “tipo” con 100 posti letto.
«Nella migliore delle ipotesi questi rincari hanno portato a un aumento di 9 euro in più al giorno per ciascun posto letto. Per recuperare le perdite accumulate si dovrebbe applicare un incremento della quota giornaliera variabile dai 10 ai 20 euro al giorno, un aumento che le famiglie non possono sopportare».
Caro energia, allarme anche per le Rsa: preoccupa anche l’organizzazione
Ma non è solo il caro bollette a preoccupare i responsabili del settore delle rsa. Questo tipo di strutture, infatti, scontano il perdurare della fase di transizione alla normalità post Covid, procrastinata al 31 dicembre. Fino a quella data le norme in vigore impongono ancora un assetto organizzativo di maggiore impegno per il personale per evitare il diffondersi di nuovi focolai. Una complessità lavorativa e organizzativa che ha portato – riferisce La Greca – a un considerevole innalzamento dell’indice di assenza per malattia tra il personale. A questo si aggiunge una forte migrazione del personale verso strutture che garantiscono maggiore remunerazione a parità di impegno lavorativo.
«La carenza di personale rischia di impattare in modo grave sull’assistenza. In generale la crisi della rete socio sanitaria può portare a un incremento dei contenziosi causati dalle difficoltà delle famiglie di fronte alle rette ma anche alla riduzione dei servizi se non addirittura la chiusura – aggiunge La Greca – Le prossime bollette di gas e luce potrebbero avere esisti gravemente infausti per molti enti già in sofferenza. La chiusura delle strutture porterebbe anche a una riduzione dell’occupazione soprattutto femminile. Insomma si rischia davvero una pericolosa involuzione del sistema di protezione sociale».
Caro energia, allarme anche per le Rsa: richiesta di ammortizzazione dei costi
Da qui le richieste avanzate dall’associazione di categoria regionale Arlea di interventi immediati di ammortizzazione dei costi derivati dal caro energia per evitare aumenti delle rette, di una contrattazione che adegui i livelli remunerativi di settore e la riduzione degli oneri burocratici che gravano sul lavoro quotidiano del personale.
«Gli enti no profit sono una risorsa immensa per il territorio e oggi rischiano di scomparire», conclude La Greca.