L’altezza non era eccessiva, sicuramente non da causare ferite mortali, se non si fosse messo di mezzo il fato che ha deciso di strappare Marco Seroldi dall’affetto della sua famiglia a soli 52 anni. Era l’amministratore delegato della Essegomma di Misinto, azienda nella quale ha trovato la morte venerdì 10 febbraio, attorno all’ora di pranzo. Seroldi stava sistemando alcuni scaffali a un’altezza di pochi metri, arrampicato come chissà quante altre volte nel magazzino dell’azienda che produce filati sintetici per tessuti d’arredamento e salotti esportati in tutto il mondo. Ha perso l’equilibrio, è caduto, ha battuto la testa. Una ferita tragica e fatale.
I colleghi l’hanno ritrovato riverso con una brutta ferita al capo; hanno portato i primi soccorsi, poi continuati dai paramedici del 118, sotto la supervisione dei carabinieri di Seregno e del personale addetto alla prevenzione e sicurezza dell’Asl di Desio. Attorno a lui, alla sua figura di amministratore delegato, si è stretto il forte sgomento di tutta l’azienda, ma anche la convinzione che no, quella caduta, da un’altezza così contenuta, non potesse essere fatale. E invece lo è stata.
L’uomo è stato trasferito all’ospedale Niguarda di Milano e immediatamente operato, ma dopo qualche ora di coma è deceduto la mattinata seguente, quella di sabato 11 febbraio. Per lui è stata predisposta l’autopsia, eseguita mercoledì, mentre il funerale è stato celebrato venerdì pomeriggio nel santuario di Santa Valeria a Seregno, dove era nato e cresciuto.
Seroldi lascia la moglie Sabrina Isella, i figli Filippo e Alissia, la mamma Fioralba, papà Gianni – già vicepresidente di una società sportiva in città -, la sorella Angela. Uomo tranquillo e posato, andava d’accordo con tutti, in particolare con gli amici di una vita, con i quali meditava di rilanciare la Ginnastica Salus di Seregno, dove, negli anni ’70, da apprezzato ginnasta, era stato protagonista della conquista di ben tre titoli italiani a squadre. Sul caso sono state aperte le indagini dell’autorità preposta alla sicurezza sul lavoro.