Aveva annunciato che voleva il processo, ed è stato accontentato. Giovedì 8 ottobre, il tribunale di Monza ha fissato udienza per l’ex sindaco Maurizio Ronchi (Lega Nord), imputato di abuso d’ufficio per la vicenda dell’impianto fotovoltaico di Terna. Il processo, fissato davanti al collegio presieduto dal giudice Alessandro Rossato, dovrebbe già entrare nel vivo, con la testimonianza degli ufficiali di polizia giudiziaria che hanno condotto le indagini per conto della procura (all’epoca il pm Donata Costa, ora trasferitosi a Milano). Più di un anno fa, quando il procedimento era ancora nella fase dell’udienza preliminare (gup Alfredo De Lillo), l’ex ‘borgomastro’ aveva manifestato la volontà di affrontare il dibattimento per sostenere la sua completa “estraneità alle accuse”.
La vicenda era venuta alla luce nella primavera 2012, poco dopo la caduta della giunta Ronchi. L’accusa che gli viene mossa è quella di aver firmato personalmente una lettera che autorizzava l’ampliamento in superficie dell’impianto di Terna, violando la legge che attribuisce questi poteri ai funzionari comunali. Rete Rinnovabile srl, controllata di Terna, aveva già ottenuto un’autorizzazione dirigenziale regolare nell’aprile 2010. Pochi mesi dopo, in piena estate, una lettera firmata da Ronchi consentiva al privato di ‘allargarsi’ in una porzione di terreno originariamente destinata a strada pubblica. Un’autorizzazione che, secondo la procura, sarebbe dovuta passare dall’ufficio edilizia e dal vaglio del voto consiliare, trattando di modifica al piano regolatore. La vicenda, nell’aprile di 3 anni fa, aveva portato i carabinieri ad effettuare una perquisizione negli uffici comunale. In quella occasione, erano stati posti sotto sequestro, in virtù di un decreto firmato dal sostituto procuratore Donata Costa, tutti gli atti relativi all’impianto fotovoltaico di Terna.
Sin dalle prime battute dell’inchiesta, l’ex sindaco si era detto “sereno”, rispetto alle accuse che gli venivano contestate. «Questo processo si basa su una lettera che non ho scritto io e che non era nemmeno autorizzativa di un dipendente”, aveva aggiunto a febbraio dello scorso anno Ronchi. In quell’epoca aveva anche annunciato la presentazione di “un memoriale al giudice spiegando come stanno le cose».