La morte di Giulia Cecchettin ha suscitato più attenzione di altri femminicidi perché ha acceso una lampadina in tante famiglie: lo ha spiegato sabato sera 25 novembre a Brugherio la criminologa Roberta Bruzzone, protagonista con la giornalista Laura Marinaro dell’incontro organizzato dall’amministrazione comunale sul tema “Manipolazione e narcisismo patologico: il volto della violenza”.
Brugherio: la criminologa Bruzzone e Giulia Cecchettin
«Da una settimana – ha spiegato – ricevo mail di ragazze e di genitori che vivono relazioni caratterizzate dalle stesse componenti che aveva quella di Giulia» che non è mai stata minacciata in modo manifesto ed era preoccupata che il suo ex fidanzato Filippo Turetta potesse suicidarsi. «Come ti difendi da uno che ti fa i biscotti?» ha domandato l’esperta. I segnali che il giovane avesse dei problemi, ha aggiunto, erano evidenti: «Non è normale – ha affermato – che a 22 anni passasse le giornate a piangere con l’orsacchiotto. Era disturbato». Per i narcisisti patologici come lui, ha proseguito, ogni rifiuto da parte degli altri diventa motivo di alienazione: il partner è uno specchio che deve rimandare un’immagine di sé buona e l’abbandono, di conseguenza, viene vissuto come una sconfitta intollerabile. Dietro l’apparente debolezza Filippo nascondeva un odio profondo: «Giulia – ha ricordato la Bruzzone – percepiva l’angoscia di una presenza incombente» e non riusciva a troncare definitivamente la storia in quanto era diventata la sua «badante interiore». «Quando un ragazzo vi dice che senza di voi non può vivere scappate – ha raccomandato alle più giovani – se vi chiede la password del cellulare per controllarvi non è amore. Se fa tutto quello che fate voi non va bene: i narcisisti non si innamorano, prendono ma non possono dare».
Brugherio: la criminologa Bruzzone e il monito ai ragazzi
«Se qualcuno di voi controlla la fidanzatina – ha aggiunto rivolta ai maschi – chieda aiuto perché significa che ha un problema: prima lo fa e meglio è. Le relazioni sono gioiose, costruttive: devono dare nutrimento reciproco, non generare paura» né fondarsi su ricatti emotivi. Il narcisismo maligno può alimentare l’invidia che si trasforma in odio e porta a pianificare delitti orrendi come è accaduto a Giovanni De Marco che ha ucciso i suoi ex coinquilini Daniele De Santis ed Eleonora Manna in quanto con la loro felicità lo facevano sentire inadeguato. «Queste persone possono essere di una malvagità spaventosa perché non hanno empatia» come nel caso di Alessandro Impagnatiello che ha iniziato ad avvelenare Giulia Tramontano quando è rimasta incinta per provocarle l’aborto e l’ha uccisa quando «si è sentito smascherato» dato che contemporaneamente aveva un’altra fidanzata. Sono narcisisti manipolatori anche Antonio Logli, condannato per avere ucciso la moglie Roberta Ragusa e fatto sparire il corpo, Salvatore Parolisi che ha ammazzato la moglie Melania Rea, l’omicida di Yara Gambirasio Massimo Bossetti e le bestie di Satana. «Di satanismo nei loro delitti c’era poco – ha commentato l’esperta – erano balordi con un disagio psichico». Roberta Bruzzone, ha anticipato la vicesindaca Mariele Benzi, tornerà a Brugherio per un ciclo di incontri dedicato agli stereotipi di genere più diffusi che diventano nemici delle donne.