Sul caso Candy scendono in campo i vertici del sindacato nazionale. Annamaria Furlan della Cisl e Susanna Camusso della Cgil. «È ora che il Governo anche nei confronti delle politiche industriali e della salvaguardia della produzione e del lavoro passi dalla propaganda ai fatti. -spiega la Camusso- È il momento di invertire una strada che fino a oggi ha fatto perdere al sistema produttivo italiano aziende e marchi importanti. Come la Candy ultimo gruppo italiano del settore dell’elettrodomestico in Italia, venduto alla multinazionale cinese Haier».
LEGGI La Candy di Brugherio pronta a cedere il 100% delle quote al gruppo cinese Qingdao Haier
«Una vendita – continua Camusso – avvenuta nonostante l’ennesimo accordo di ristrutturazione stipulato con le organizzazioni sindacali che, dopo le tante riorganizzazioni, prevede chiusure di stabilimenti e relativi licenziamenti, investimenti, produttivo e l’utilizzo degli ammortizzatori sociali per l’azzeramento degli esuberi».
«Il Mise – prosegue il segretario generale della Cgil – deve ora garantire non solo il rispetto di quell’accordo, soprattutto in materia di investimenti e volumi produttivi, ma una politica di tutela delle produzioni e del lavoro di questo settore nel nostro Paese. Un settore che in questi anni ha avuto continue e significative riduzioni, nonostante il mercato interno non sia venuto meno. Se i processi di internazionalizzazione del settore appaiono l’unica strada seguita tutto ciò non può avvenire senza un intervento deciso del governo italiano teso a salvaguardare lavoro e produzioni nel nostro Paese».
«È singolare che, a pochi giorni dalla firma di un accordo che ha evitato 207 licenziamenti ed ha rilanciato la produzione di elettrodomestici, la Candy, uno storico marchio italiano, sia stata venduta ai cinesi del gruppo Qindao Haier – osserva invece la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan – Un altro pezzo del made in Italy finisce purtroppo all’estero, senza la necessaria trasparenza di informazione nei confronti del sindacato. Parliamo di un’azienda da 1,6 miliardi di ricavi e quasi 5 mila dipendenti nei vari stabilimenti, il cui centro di design e sito produttivo centrale si trova a Brugherio, in provincia di Monza e Brianza».
La priorità è la salvaguardia del lavoro in Brianza: «Noi speriamo che l’occupazione, la capacità di innovazione, le tecnologie ed il design, unite allo stile italiano di Candy, possano essere salvaguardati nel nuovo modello operativo di Qingdao Haier -continua Furlan – Ma occorrono garanzie chiare sul futuro dell’unico stabilimento italiano rimasto ed il Governo dovrà impegnarsi in prima persona per il rispetto di tutti gli accordi sottoscritti dall’azienda perché l’ampliamento della produzione è la precondizione per il mantenimento del sito di Brugherio e dei livelli occupazionali della Candy nel nostro paese. La scarsità di capitali nel nostro paese può essere oggi compensata dalla grande qualità e creatività delle nostre aziende. Proprio per questo non vanno disperse tutte le professionalità e vanno tutelate le produzioni. È necessario che il Governo e le parti sociali sappiano elaborare insieme una politica industriale in grado di sostenere le nostre produzioni manufatturiere, rafforzando il piano di industria 4.0 con un grande investimento nella formazione, nelle competenze, nella maggiore produttività e qualità delle nostre aziende, con un sistema di relazioni industriali aperte alla partecipazione del lavoro in tutte le sue forme: partecipazione organizzativa, ai risultati, alla governance. Questa è la sfida della Cisl».