Tutto pronto per l’arrivo a Bellusco dell’Hibaku Jumoku, l’albero sopravvissuto alle bombe atomiche di Hiroshima del 1945. La cerimonia ufficiale è in programma domenica 18 maggio al parco di via delle Rimembranze dalle 16.30. È il giorno, infatti, in cui il germoglio di Bagolaronato proveniente dai semi di un albero sopravvissuto alla bomba nucleare, arriverà in paese. Ospite d’eccellenza Lisa Clark, rappresentante italiana di Ican, organizzazione non governativa per lo stop alle armi nucleari, premio Nobel per la Pace 2017.
Bellusco: tutto pronto per l’arrivo dell’albero di Hiroshima. A Oreno la forestina Miyawaki alla scuola media
Quello tra Giappone e Vimercatese è più che un fil rouge, è un vero filo verde. Compie il suo primo mese la nuova “forestina” Miyawaki messa a dimora nella scuola media di Oreno. Gli studenti, insieme al personale di Tiny Forest Italia – associazione no profit che promuove lo sviluppo della biofilia e la tutela dell’ambiente attraverso progetti di forestazione urbana – hanno piantato circa 300 tra alberi e arbusti. Con l’obiettivo, in prima battuta, di dare vita ad una sorta di aula verde che proteggerà i ragazzi durante le lezioni all’aperto dall’esposizione diretta del sole, permettendo loro però di poter godere della vicinanza del verde. E quindi di ossigeno e tutti i benefici connessi allo stare al di fuori di ambienti chiusi. Ma non solo.
Il progetto è stato sostenuto dal Comune stesso e da Banco Bpm e a piantare alberi e arbusti appartenenti a circa una trentina di specie – un albero e due arbusti per metro quadrato – sono stati gli stessi studenti, coinvolti attivamente nel progetto, coordinati dagli insegnanti e dagli studiosi di Tiny Forest che hanno guidato le operazioni. Una priorità, specie in ambienti a fortissima urbanizzazione – e praticamente di fianco alla futura Pedemontana – qual è la Brianza. Utilizzando il metodo Miyawaki, i risultati sono veloci e molto promettenti.
«In Asia e specialmente in Giappone c’è una vasta letteratura in questo senso – ha spiegato Valentina Venturi di Tiny Forest Italia – qui in Italia c’è ancora moltissimo da fare e da studiare. Le piante che vengono messe a dimora non provengono da normali vivai, ma dai vivai forestali gestiti dalla Regione. Questo è un elemento importante, perché parliamo di piante con un profilo genetico in linea con il territorio in cui sono nate. E questo fa una grande differenza perché le piante hanno maggiori possibilità di svilupparsi e di dare vita a fitte foreste resistenti».
Bellusco: tutto pronto per l’arrivo dell’albero di Hiroshima. Che cos’è il metodo Miyawaki
Questo è il punto nodale del metodo Miyawaki, che consiste proprio nel privilegiare le essenze tipiche del territorio in cui si interviene. E anche in questo caso, non solo. Le piante e gli arbusti vengono seminati, non piantati. Ossia si parte dalla base e non dalla pianta già formata: «Anche questo è un elemento fondamentale – aveva precisato Venturi – noi utilizziamo i semi e non le cosiddette piante pronto effetto, magari che hanno già raggiunto un paio di metri di altezza. Questo perché le piante detestano essere trasferite e possono dare non solo problemi di attecchimento, ma anche di stabilità. È chiaro che il crollo di un albero in una foresta è un evento naturale, ma in città ovviamente deve essere evitato in tutti i modi». Le foreste Miyawaki, proprio per le loro caratteristiche, tendono a svilupparsi in modo veloce e molto intenso. E anche la scelta di seminare moltissimo, non è causale. Infatti, crescendo fittamente, gli alberi proteggono il terreno, mantenendolo umido, e ingaggiano fra loro stesse una sorta di “competizione” che premia quelle che meglio si adattano e raggiungono il sole, fondamentale per il loro sviluppo. In altre parole, le più adatte. «Noi cerchiamo di imitare la natura – conclude Valentina Venturi – perché la natura la sa più lunga di noi».
Tiny Forest Italia è nata nel 2020 e lavora sia con enti pubblici che con realtà private per la creazione di mini foreste, giardini fenologici, aree verdi educative e anche food forest (foreste con alberi da frutto commestibili). Recentemente ha realizzato progetti con i comuni di Mortara e Vigevano, in provincia di Pavia e l’ultimo in ordine di tempo a Rio Saliceto, in Emilia. L’idea è quella di coinvolgere progressivamente anche la Brianza. Che parteciperebbe così anche ad uno studio scientifico. Sì, perché dopo la semina, il progetto non finisce affatto. Anzi. Ogni anno, durante la stagione invernale, le piante messe a dimora diventano oggetto di studio. Vengono rilevati gli sviluppi e lo stato di salute, tutti dati che confluiranno poi in uno studio specifico che verrà realizzato in collaborazione con le università.