Arcore, il sindaco spiega la posizione del Comune sul caso dell’asilo San Giuseppe

Il sindaco di Arcore Rosalba Colombo ha spiegato giovedì sera in una conferenza stampa la posizione del Comune nella vicenda della chiusura della scuola dell’infanzia San Giuseppe.
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arcore conf stampa Valeria Pinoia

Il sindaco di Arcore Rosalba Colombo ha spiegato giovedì sera in una lunga conferenza stampa la posizione del Comune nella vicenda della chiusura della scuola dell’infanzia San Giuseppe, una notizia piovuta nelle famiglie arcoresi a metà settimana e che coinvolge oltre a 150 bambini il corpo insegnante. Con il sindaco anche l’assessore all’Istruzione Paola Palma e quello al Bilancio Valentina Del Campo.


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«Il San Giuseppe è una scuola completamente privata» è stato l’incipit di un lungo resoconto sulla gestione dei rapporti con la Civica Fondazione, rapporti nei quali il primo cittadino ha precisato di dover tenere sempre presente il suo ruolo di “amministratore di soldi pubblici”.

L’amministrazione ha informato di aver trovato al suo arrivo nel 2011 una situazione già preoccupante con un indebitamento che superava i 150mila euro nonostante dal Comune fossero arrivati negli anni precedenti contributi da capogiro: 235mila euro nel 2007, 283mila euro nel 2008, 240mila nel 2009. Queste le cifre versate dall’amministrazione Rocchini, «eppure in quegli anni il disavanzo dell’istituto, anziché risolversi, continuava a peggiorare» hanno detto sindaco e assessori.

«È dal 2012 che rappresentiamo al San Giuseppe lo scenario: nell’area ex Falck sono sempre stati previsti il nido e la materna. Ma senza la costituzione in cooperativa e con questo quadro finanziario, il San Giuseppe difficilmente potrebbe partecipare al bando pubblico e aggiudicarsi la gestione».

Il Comune da parte sua non intende più garantire certe cifre per vari motivi, meglio spiegati dall’assessore al Bilancio. Sentenze recenti della Corte dei conti rendono ancora più restrittivo il divieto di versare fondi pubblici per ripianare debiti di enti privati. Sebbene le due parti siano legate da una convenzione.
«Gli unici contributi che possiamo dare sono quelli che integrano le rette – hanno detto Del Campo e Palma – e quelli scendono perché in 10 anni gli iscritti sono dimezzati». Nell’ultimo anno sono stati versati 90mila euro «e comunque dal 2011 abbiamo stanziato sul San Giuseppe, tra ordinario e straordinari, 1 milione 600 mila euro – ha detto Palma – a chi ci accusa di voler chiudere il San Giuseppe dico che siamo stati gli unici a mettere la testa su tutti quei soldi usciti dalle tasche dei cittadini. Ma anche gli unici a sedersi ai tavoli con la Fondazione proponendo soluzioni, consigliando voci di risparmio ed esempi simili che ce l’hanno fatta, cercando strade di salvataggio».

Oggi compare, come ipotesi da vagliare in corsa, quella di piazzare i 39 bambini (residenti) delle materne che l’anno prossimo saranno al secondo e terzo anno in alcune aule delle primarie di via Monginevro. Il come, dal punto di vista giuridico, organizzativo, normativo, è tutto da vedere. Dopo il 31 gennaio, con la chiusura delle iscrizioni, vera spada di Damocle, i dati sui posti liberi saranno più precisi, tuttavia l’amministrazione spiega di avere anticipato i conti e di poter garantire la collocazione in città di tutti i bambini del San Giuseppe se questo dovesse chiudere. Quanto meno in via temporanea.

Ci guadagnerebbero i bilanci perché una delle voci di spesa più pesanti è la gestione dell’edificio di via Tomaselli, antico e grande (la prima voce è quella del personale che assorbe l’85% degli incassi dalle rette). Basti pensare che 170mila euro dei debiti del San Giuseppe sono con fornitori. E i debiti, a prescindere dalle soluzioni per il futuro, restano sul piatto, destinati a risolversi forse solo con l’alienazione dei beni della Fondazione, ovvero lo storico edificio.