Non possono passare inosservati quei cinque armadi-autovelox blu spuntati questa settimana su altrettante strade cittadine. Gli automobilisti hanno iniziato a chiedersi se siano già in funzione, chi li abbia installati e perché. La spiegazione è arrivata dall’assessore Nicola Sullo, delegato ai rapporti con le frazioni e i comitati di rappresentanza. Proprio da lì, infatti, sarebbero arrivate le richieste di dissuasori di velocità per limitare il problema degli automobilisti col piede pesante.
«In particolare il Comitato Arcore Sud lamentava il problema sicurezza sulla via Battisti, un rettilineo anche un po’ periferico sul quale la velocità media tende a essere alta. Dopo mesi di confronto e dopo gli approfondimenti degli uffici si è valutata come soluzione migliore quella degli autovelox». E infatti in quella via è stato collocato uno dei cinque armadi. Simile percorso ha portato all’installazione di un secondo armadio a La Ca’, in via Monte Cervino. Gli altri tre sono stati piazzati in luoghi ritenuti sensibili da amministrazione comunale e Polizia locale, ovvero via Monte Bianco, via Belvedere e via Gilera. In quasi tutti i casi si tratta di strade di traffico intenso, spesso solo di attraversamento, ai confini del territorio. Luoghi, insomma, dove non è facile tenere costante il controllo.
La spesa è stata di circa 12mila euro divisa tra l’acquisto degli armadi (1.400 euro l’uno) e l’adeguamento dell’autovelox a tecnologia digitale. Perché, in realtà, i parallelepipedi blu sono di fatto solo delle scatole, per quanto omologate dal ministero. L’apparecchio che rileva la velocità e l’eventuale infrazione è uno solo e viene inserito a rotazione negli armadi. Esclusivamente se è possibile piazzare in prossimità della postazione la pattuglia dei vigili. Come è ormai noto, quindi, la funzione è più quella di dissuasori di velocità per automobilisti che istintivamente rallentano alla vista degli armadi, non sapendo se nei paraggi c’è o no la pattuglia e se nella “scatola” c’è o non c’è il rilevatore di velocità.
Stesso meccanismo regola i Velo ok arancioni che pionieristicamente la giunta Rocchini aveva piazzato sul territorio una quindicina di anni fa (come quelli di via Belvedere). Quelli non appartengono nemmeno al Comune: la ditta proprietaria li doveva affittare ma il contratto non è mai stato siglato e alla fine li ha lasciati sul territorio. Non sono nemmeno più idonei ad ospitare l’autovelox. In arrivo infine c’è l’armadio per la rilevazione delle infrazioni semaforiche che immortala chi passa con il rosso. Qui i tempi sono ancora da definire.