Albiate, il segretario particolare Marco Griffini ricorda commosso Vittorino Colombo

Il ritratto del componente del direttivo della Fondazione intitolata al senatore delinea l'attualità storica di un politico ancora oggi attuale
Marco Griffini, segretario particolare di Vittorino Colombo, in un’immagine odierna

«Vittorino Colombo ha espresso la forza ed il valore della spiritualità nel servizio politico, ha svolto il suo incarico “nell’interesse esclusivo della nazione”, come recita la formula di rito che di recente abbiamo sentito in occasione del giuramento dei ministri della Repubblica. Del resto, che cos’è la politica se non servizio all’altro? Vittorino Colombo lo ha sempre praticato con un valore aggiunto: quello della spiritualità che aiuta mantenere la barra dritta». Nell’alveo degli eventi promossi ad Albiate in occasione della presentazione del nuovo corso della Fondazione Vittorino Colombo, che proprio nel paese natìo del compianto senatore ha ora la sua sede operativa, echeggiano forti le parole di chi ha avuto l’onere e l’onore di stare accanto al più volte ministro e presidente del Senato, in una veste privilegiata, quella di segretario particolare. Marco Griffini, già fondatore della Fondazione subito dopo la scomparsa di Colombo, oggi è membro del nuovo consiglio direttivo presieduto da Stefano Devecchi Bellini, come vicepresidente. Accanto a Vittorino Colombo, Griffini ha colto gli insegnamenti, le virtù e gli umori di un brianzolo illuminato, un autentico precursore, un instancabile politico e uomo di fede.

Vittorino Colombo: i ricordi di una vita insieme

Un giovane Marco Griffini, primo a sinistra, con Vittorino Colombo e Franco Cajani insieme a Papa Giovanni Paolo II

«Sono sempre rimasto al suo fianco, apprezzando le doti di un uomo che, pur in periodi storici terribili, basti ricordare i tempi del rapimento di Aldo Moro, ha saputo trovare la forza anzitutto nella fede -ricorda Griffini-: non l’ho mai visto disperato anche nei momenti più difficili. Io fui a capo della segreteria politica di Vittorino Colombo e potrei ricordare numerose ed autorevoli personalità politiche che si recavano nel suo ufficio perché in lui trovavano parole alte e di conforto. Era una persona consapevole della responsabilità che esercitava con senso del dovere e sapeva che nell’espletamento dei suoi incarichi non era mai solo: aveva la Grazia del posto. Ciò che noi traduciamo con l’opera dello Spirito Santo che ti accompagna sempre».

Vittorino Colombo: la nascita delle televisione cattolica

La fede ha sempre sostenuto il cammino del politico brianzolo. L’incontro tra il giovane Griffini e Vittorino Colombo risale agli anni ’70. «Quando Vittorino divenne ministro delle Poste mi chiamò a Roma come suo segretario particolare ed ho iniziato così a lavorare con lui, rimanendogli accanto nei suoi molteplici incarichi istituzionali. Ricordo tra le tante vicende, l’atto storico con cui, avuta l’intuizione di TVM76, ruppe il monopolio delle televisioni di Stato. Fu un visionario, per due aspetti: l’intuizione sulla Cina a cui lui per primo aprì le porte, ed il sistema televisivo privato con la tv cattolica. Per capire quanto fosse stato anticipatore dei tempi, basti pensare che una figura come quella di Berlusconi non era ancora nata, televisivamente parlando, quando Vittorino pensò a TvM76, la tv cattolica» racconta Griffini.

Vittorino Colombo: quel rapporto mai interrotto

E ancora: «Vittorino Colombo fu un politico visionario ed un uomo che ha veramente vissuto una grande spiritualità. Come non ricordare la sua frequenza quotidiana alla liturgia della santa Messa della mattina. Era importante, tutti i giorni, per chiedere al Signore la forza per operare scelte giuste. In Cina un sacerdote al nostro seguito celebrava la messa in albergo». La sacralità della fede, al pari della sacralità della famigliaAveva una devozione profonda per la madre e se rinunciava ad occasioni di lavoro era per trascorrere la domenica con lei») e del servizio agli altri. «Ho imparato da lui il senso della missione -rimarca Griffini-: l’impegno della Fondazione è quello di riuscire a portare avanti i suoi insegnamenti, la sua testimonianza che è fatta di atti concreti nella spiritualità del servizio». Esercitato sino all’ultimo giorno. «Non l’ho visto quando stava male, ma preferisco dire che non ci siamo salutati per non interrompere qualcosa» conclude commosso.